La più antica rappresentazione grafica dello zafferano è una pittura murale proveniente dall’antica Cnosso, risalente al 1400 a.C., che si trova a Creta nel museo di Heraklion. Lo zafferano venne introdotto in Italia dalla Spagna nel XIII secolo da un frate domenicano facente parte della famiglia Santucci di Navelli, in Abruzzo.
Lo zafferano, come pianta medicinale, è stato studiato anche per il trattamento di disturbi neurologici e psichiatrici.
Nella medicina tradizionale cinese, ad esempio, lo zafferano veniva usato per le proprietà sedative ed ematiche. Inoltre, è stato usato nel trattamento dei disturbi mestruali, delle malattie dell’embolo e di altre alterazioni della viscosità ematica. Ha trovato applicazione nei disturbi nervosi: per alleviare stati ansiosi e nel trattamento di alcuni disturbi del sistema nervoso centrale.
La pianta contiene circa 150 componenti volatili che le conferiscono il tipico aroma, oltre a numerosi componenti attivi non volatili, inclusi numerosi carotenoidi. I costituenti principali dello zafferano sono crocetina, crocina, picrocrocina e safranale; crocina e crocetina hanno mostrato a livello sperimentale interessanti proprietà nell’ambito della neuroprotezione.
Alcune sperimentazioni hanno anche evidenziato i possibili effetti positivi di questa pianta sulle funzioni cognitive di soggetti con malattia di Alzheimer (AD).
I risultati della review
Una recente revisione sistematica ha specificatamente valutato gli effetti complessivi dello zafferano su cognizione, depressione, ansia, disturbi del sonno, disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) e disturbo ossessivo-compulsivo.
Gli studi randomizzati controllati (RCT) più rilevanti sono stati individuati con una ricerca nei database medico-scientifici PubMed/Medline, Web of Science e Clinical Trials fino a giugno 2023 in base ai termini di ricerca e ai criteri di inclusione. Il rischio di bias è stato valutato seguendo le linee guida della Cochrane.
Quarantasei studi randomizzati, con una durata variabile da 4 a 48 settimane, hanno valutato l’effetto dello zafferano o di suoi estratti, da solo e in combinazione con farmaci di sintesi: lo zafferano si è mostrato più efficace del placebo nel migliorare le funzioni cognitive, la depressione, l’ansia e i disturbi del sonno, con una valutazione di non inferiorità rispetto ai farmaci convenzionali somministrati nel trattamento di questi disturbi.
I preparati a base di zafferano hanno, inoltre, mostrato una buona tolleranza e scarsi effetti collaterali, esplicando in modo sicuro un ruolo protettivo per i disturbi della sfera neurologica e mentale.
Fonte: Han S, Cao Y, Wu X, Xu J, Nie Z, Qiu Y. New horizons for the study of saffron (Crocus sativus L.) and its active ingredients in the management of neurological and psychiatric disorders: A systematic review of clinical evidence and mechanisms. Phytother Res. 2024 Feb 29.