Resilienza è la capacità di un sistema di adattarsi al cambiamento ma anche di autoriparazione a fronte di eventi traumatici, trovando al proprio interno le forme e l’energia per andare avanti, rigenerandosi in altre modalità se necessario.
È con questa consapevolezza che ci si prepara ad affrontare la fase di ‘convivenza’ con il virus SARS-CoV-2 e la gestione degli effetti, enormi e solo fino a un anno fa inimmaginabili, che la pandemia ha determinato sugli scenari economici, sociali ed esistenziali di ciascuno di noi.
Anche quest’anno, nonostante la difficile situazione, è stato portato a termine il Premio Erboristeria dell’Anno, giunto con successo alla sua terza edizione e promosso dalla nostra rivista con il semplice e chiaro intento di dare visibilità a una categoria professionale ed economica che ha svolto e svolge tuttora un ruolo importante all’interno della filiera erboristica e di farne emergere il valore aggiunto e le peculiarità all’interno del vasto mondo del benessere. A fronte del riacutizzarsi del contagio, la premiazione si è svolta l’11 ottobre scorso con un evento online, seguito in diretta da centinaia di erboristi. Anche questa modalità per noi inedita ha consentito di condividere e di mettere a confronto le esperienze e le storie degli erboristi premiati per le diverse categorie.
In questa narrazione è stato restituito un tessuto fatto di tante realtà, ciascuna connotata da caratteristiche proprie e mai uguale alle altre, piccole imprese capillarmente disseminate sul territorio nazionale a rappresentare le oltre 4.000 erboristerie italiane. Con alcuni tratti condivisi: dedizione, serietà, etica e coraggio, come quello di aprire un’erboristeria nel pieno della pandemia perché è il traguardo di tanti anni di studio e attività nel settore. Abbiamo avuto conferme di un diffuso livello di professionalità, così come dell’impegno di tanti erboristi non soltanto ad ampliare le competenze acquisite con i percorsi formativi classici – il Corso di Laurea in Tecniche/Scienze erboristiche o il diploma – ma soprattutto a ri-sperimentarsi nelle nuove condizioni di ‘normalità’ che caratterizzeranno i mesi a venire.
Per molte erboristerie questo ha voluto dire e vuol dire rimodulare lo stile e l’organizzazione del lavoro giorno dopo giorno declinandoli nello scenario attuale con forme originali e personalizzate: dare, ad esempio, maggiore spazio ai servizi digitali, ricorrere se necessario alle consegne a domicilio, inventare modalità di comunicazione e parallelamente potenziare quelle già in essere al fine di rafforzare la propria attività cercando il difficile, ma non impossibile, equilibrio fra nuovi e tradizionali modelli di lavoro. Con l’occhio attento alle esigenze del cliente allo scopo di intercettarle ma non in maniera passiva, al contrario per indirizzarle con competenza e professionalità. Propensioni di acquisto che risultano inevitabilmente influenzate dall’attuale situazione sanitaria, come l’aumento della richiesta di preparati ed erbe officinali che aiutino a sostenere le difese immunitarie personali e a proteggere l’organismo dalle malattie stagionali, percepite quest’anno come un’insidia maggiore.
L’inverno tra i più difficili della nostra storia contemporanea è alle porte e andrà a chiudere un annus horribilis in un perdurante clima di incertezza che mette a nudo le deficienze di un sistema che fatica ad attuare cambiamenti ormai necessari e ad uscire dalla logica di un intervento esclusivamente emergenziale.
La partita si gioca qui e ora su molti fronti facendo leva, più che in passato, sulla capacità di ogni erborista di attuare scelte coraggiose e coerenti con il proprio percorso e con la propria storia per mantenere la propria attività e continuare a svolgere il proprio ruolo.
Questo impegno da solo non può bastare – è evidente – e servono strategie economiche di ampio respiro che non ci sono ancora o che ci sono in modo frammentario, ma le vostre storie, quelle che abbiamo ascoltato, dimostrano coraggio, determinazione e resilienza, buone compagne per le complesse sfide del 2021.