“Non c’è nessun modo per rafforzare il nostro sistema immunitario in vista dell’autunno. L’unica cosa che serve sono i buoni stili di vita. Gli integratori alimentari che vengono proposti servono solo a chi li vende e non a chi li usa”. Così ha parlato qualche settimana fa il presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, Silvio Garattini, facendo riferimento al potenziale impiego di questi preparati nella prevenzione dei disturbi stagionali.
Un leitmotiv che si sposa perfettamente con la verve polemica del professor Garattini, da sempre tra i critici più accaniti di tutto ciò che devia, anche se di poco, dal solco della medicina e della farmacologia ufficiali. Quelle dichiarazioni non hanno mancato di suscitare, come accade spesso, un dibattito sull’opportunità di un intervento, quello del professor Garattini, che non tiene in nessun conto i progressi compiuti dalla ricerca scientifica sulle piante officinali, non soltanto sul tema specifico del sostegno al sistema immunitario, ma anche su molti altri, oggetto di un numero sempre maggiore di studi.
Lo ha fatto notare anche Fabio Firenzuoli, medico esperto in fitoterapia e autore per la nostra rivista, il quale ha detto che l’inizio dell’autunno è proprio il momento giusto per sostenere il sistema immunitario e quindi prevenire le malattie stagionali. Ciò si può fare non soltanto adottando gli indispensabili stili di vita salutari – come ha sottolineato Garattini – ma anche facendo ricorso a ben selezionati integratori a base di piante medicinali. Ricordando che orientano in questa direzione non soltanto la tradizione e l’esperienza clinica sedimentata ormai da qualche decennio, ma anche la più recente ricerca scientifica.
Sono, infatti, disponibili nelle banche dati medico-scientifiche internazionali, per chi voglia approfondire la materia e non solo emettere sentenze, diversi studi clinici che suggeriscono un impatto positivo sulla funzione immune di diverse piante, presenti sia negli integratori sia in alcuni medicinali.
Non è questo il contesto di approfondire l’argomento, ma a tal fine è sufficiente ricordare l’echinacea – cui sono attribuite attività immunoprotettive e antinfiammatorie anche da revisioni sistematiche – il pelargonio o l’astragalo. Disponiamo dunque, almeno per un certo numero di piante, di una buona base di evidenze che, pur essendo da potenziare e perfezionare, possono indirizzare verso un impiego razionale e scientificamente documentato.
Così come esiste un filone interessante di studi riguardanti le attività antinfiammatorie e antivirali di erbe ed estratti della tradizione, europea e orientale, che in questo periodo acquisiscono una particolare rilevanza, data la permanenza dell’epidemia da Sars-CoV-2 che spinge a fare ricerca anche in questo settore.
Senza fare di tutta l’erba un fascio, ciò che conta, dunque, nella navigazione di questa fase è attenersi alle verifiche scientifiche e saper attribuire ad esse il giusto peso, evitando gli opposti estremismi della negazione di dati scientifici solidi e, al contrario, dell’esaltazione di studi sì interessanti, ma ancora preliminari.
Nelle scorse settimane si sono accesi i riflettori sulla quercetina – un flavonoide di cui erano già note le proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antiproliferative – in relazione all’infezione da SARS-Cov-2: infatti uno studio internazionale – pubblicato su International Journal of biological macromolecules e al quale ha partecipato anche l’Italia – ha mostrato che tale composto funziona come inibitore specifico del virus svolgendo un’azione destabilizzante sulla 3CLpro, una proteina chiave per la sua replicazione. Secondo i ricercatori, grazie alle piccole dimensioni e alla particolare struttura chimica, la quercetina potrebbe essere la base per il futuro sviluppo di una molecola di sintesi da impiegare nella lotta contro il virus.
Il dato è di indubbio interesse anche se, a scanso di equivoci nonché di semplificazioni, occorre ricordare che parliamo di una sperimentazione in vitro condotta in laboratorio su proteine purificate. Ipotizzare di trasferire tout court questi dati all’uomo è dunque prematuro e, in assenza degli indispensabili approfondimenti clinici, è richiesto un atteggiamento di estrema prudenza.
Un altro discorso invece, e torniamo a quanto scritto all’inizio, è quello sulle piante medicinali che possono sostenere il nostro sistema immunitario, contribuendo anche a prevenire le infezioni stagionali. Le piante forse non salveranno il mondo, come ha detto qualcuno, ma ci aiuteranno senza dubbio a prevenire e alleviare molti disturbi e a “nutrire” il nostro benessere!