Un nuovo inizio

In data odierna, 21 aprile 2020, mentre il mantra dell’’andrà tutto bene’ perde vigore a fronte del protrarsi dell’epidemia – anche se con numeri ridotti e una minore emergenza rispetto ai giorni neri che ci siamo lasciati alle spalle – si comincia a parlare di ripresa e di fase 2.
L’orizzonte è ancora confuso e sono diverse le ricette messe in campo in un confronto che assume, a tratti, le parvenze di un vero e proprio braccio di ferro, in cui gli esperti scientifici e la politica cercano di definire lo scenario per la ripartenza, mentre il quadro sanitario non consente ancora di delineare una road map razionale e dettagliata.
Intanto si inizia a fare un bilancio – sia a livello macroeconomico sia di settore – dell’impatto di quella che è stata definita la più grave crisi per l’Occidente dopo il disastro del ’29. In questo contesto FederSalus ha condotto una survey sulle conseguenze sul settore degli integratori alimentari, segnalando ritardi nella produzione e nella consegna dei prodotti per oltre 3 aziende su 4, oltre a rallentamenti di domanda e fatturato per circa il 60% delle aziende. Nel dettaglio, scrive FederSalus, la crisi sembra avere un impatto nullo o positivo sul fatturato del 60% delle aziende di materie prime e del 50% delle aziende di medie e grandi dimensioni e negativo per il 62% delle aziende a marchio e di piccole o piccolissime dimensioni. L’associazione dei produttori esprime poi preoccupazione per la ripresa dei rapporti internazionali e l’impatto della crisi globale sull’export, un tema comune a molti comparti produttivi del nostro Paese.
Questo tsunami investirà anche l’erboristeria italiana – ce lo siamo già detti – e l’appesantirsi del quadro economico nazionale e internazionale non conforta.
Occorre però guardare avanti: la categoria e il settore nel suo complesso possono raccogliere una grande sfida, forse la più impegnativa degli ultimi anni, ancor più complessa di quella apertasi con la recessione del 2008.
Le erboristerie italiane nella grande maggioranza – ciascuna con i ritmi peculiari dettati dal contesto lavorativo e dalla propria rete relazionale – sono rimaste aperte, continuando a fornire un servizio ai clienti. Lo hanno fatto nel rispetto delle norme e garantendo un servizio che è stato riconosciuto come essenziale dal Governo.
Ciò – al netto di timori, incertezze sul futuro e infiniti problemi pratici – ha rappresentato un banco di prova. Per misurarsi con modalità di lavoro più complesse, scandite dalle regole note a tutti noi, con diversi criteri di gestione degli spazi, procedure di sanificazione e difficoltà di approvvigionamento. Lottando ciascuno non solo con le difficoltà sul lavoro, ma anche con quelle familiari e organizzative in una quotidianità fagocitata dal distanziamento sociale.
La sfida dunque inizia adesso, nonostante le macerie che abbiamo intorno, e può essere l’occasione per disegnare un nuovo mondo, lasciandosi alle spalle ciò che del vecchio ha mostrato il passo. La ricostruzione sarà dolorosa e, purtroppo, lascerà per strada diverse attività e anche in questo caso si dovranno trovare gli strumenti di intervento più efficaci.
Si tratta di un passaggio in cui sarà determinante il contributo dei giovani erboristi, che con entusiasmo e creatività potranno portare nuove idee senza rompere il legame, fondamentale, con i colleghi che hanno letteralmente costruito questo mondo nei decenni passati.
Come ha scritto M. Junus, Premio Nobel per l’economia: “La crisi del coronavirus ci sta offrendo inestimabili opportunità per un nuovo inizio. Possiamo iniziare progettando l’hardware e il software su uno schermo praticamente vuoto. Ne abbiamo le capacità e possiamo farlo”.
Una società europea specializzata in analisi di mercato nel settore dei prodotti salutistici (FMCG Gurus) ha, invece, rimarcato che oggi più che mai il consumatore è attento a sostenibilità ed etica ambientale, avendo verificato, tra l’altro, come in breve tempo l’impatto del lockdown abbia drasticamente ridotto i livelli di inquinamento, mostrando che il danno alla natura può essere reversibile. Se c’è davvero la volontà di cambiare, anche le crisi più drammatiche possono trasformarsi in opportunità.