Ciò che diciamo da qualche anno resta una riflessione valida: l’erboristeria tiene. Ha tenuto anche in un anno difficile come il 2014, quando l’economia nazionale ha toccato il fondo registrando preoccupanti indici contrattivi a tutti i livelli macroeconomici. Facciamo allora parlare i numeri, e in primis i dati diffusi alla fine dell’anno da UnionCamere: al 31 dicembre 2014 le erboristerie italiane erano 4307, appena 12 in meno rispetto alla precedente rilevazione del 2013 con una lieve flessione dello 0,3%. Il saldo negativo riguarda in particolare Calabria (-8%) e Abruzzo, mentre sul versante opposto si collocano l’Umbria, migliore performance in assoluto con un +13,5%, il Molise e la Valle d’Aosta.
Ha registrato un buon tasso di rispondenza il sondaggio condotto fra i nostri lettori, presentato nell’inchiesta mensile, e ci consegna la fotografia di un settore che non soltanto continua a difendersi bene, ma apre all’ottimismo e guarda al futuro.
Per il nostro campione di riferimento, fra i principali prodotti in vendita in erboristeria sono in netta crescita le erbe taglio tisana e gli integratori alimentari. Per quest’ultima categoria il trend sembra dunque perfettamente allineato ai dati Nielsen Market Track Healthcare (2014), secondo cui in Italia il mercato degli integratori si conferma in crescita sia in termini di volumi (+6,9%) sia di fatturato (+7,5%), raggiungendo un valore di 2.112,7 milioni di euro, primo mercato fra i Paesi europei. Tornando al nostro sondaggio, la vendita dei prodotti floriterapici e degli estratti vegetali è connotata da una sostanziale stabilità, mentre le categorie merceologiche che sembrano accusare più il colpo sono cosmetici e gemmoderivati. Nel primo caso ricordiamo tuttavia che l’erboristeria, con una previsione di crescita del 3% per il 2015, resta il canale di vendita più vitale per Cosmetica Italia, mentre sul calo dei gemmoderivati influiscono certamente le incertezze sul piano regolatorio.
Anche sul futuro gli erboristi intervistati appaiono decisamente ottimisti, dato che il 40% di essi prevede per i prossimi mesi una crescita dell’attività, il 45,8% un andamento stabile, mentre soltanto il 14,2% si aspetta un calo.
Il capitale di affidabilità conquistato in decenni di esperienza regge, supportato anche dalla costante domanda di consumatori attenti al benessere e alla prevenzione e interessati al rimedio di origine vegetale. Nell’agenda futura occorre perciò continuare a valorizzare le caratteristiche di questo canale e consolidarne i punti di forza: la consulenza salutistica al pubblico, il supporto di una tradizione unica in Europa, la professionalità oggi rafforzata anche dagli studi universitari.
Per dovere di cronaca, infine, merita un cenno una notizia che arriva dagli Stati Uniti ed è stata ampiamente rilanciata dai media italiani. Come alcuni di voi sapranno, a inizio febbraio un’indagine del procuratore generale di New York ha accusato quattro grandi catene di distribuzione organizzata e drugstore (GNC, Target, Walgreens e Walmart) di vendere integratori “fasulli”, ossia prodotti che contenevano sostanze diverse da quanto indicato in etichetta, di cui lo stato di New York ha disposto il ritiro immediato.
A commento di questa vicenda complessa, anche perché non è ancora ben chiaro con quali metodi siano state condotte le analisi sui preparati sotto accusa, vale la pena ricordare, innanzitutto, che le norme europee e quelle statunitensi in materia sono molto diverse, come hanno precisato anche dal Ministero della Salute. La Direttiva europea sugli integratori alimentari, le norme che l’hanno recepita in Italia, il regolamento comunitario sulle indicazioni salutistiche hanno via via disciplinato questo settore; esistono inoltre delle Linee guida ministeriali per un impiego sicuro dei botanicals, una lista di riferimento per le piante autorizzate e sono regolarmente compiuti controlli a campione sui prodotti notificati. Infine la vendita in canali dove opera personale esperto rappresenta un’ulteriore garanzia.