Nuovi scenari: l’erborista in ospedale

In quali situazioni il consiglio dell’erborista si esplica in maniera ottimale?

L’erborista si occupa della sfera salutistica ed è in questo ambito che consiglia alle persone che si rivolgono a lui il prodotto o la preparazione erboristica più funzionale, tenendo conto anche delle specificità di chi ha davanti. Non è cosa di poco conto, visto che le piante officinali sono in grado di ripristinare una corretta fisiologia in un ampio spettro di situazioni. Dal punto di vista terapeutico, invece, sarebbe auspicabile avviare una maggiore collaborazione fra il medico e l’erborista. In questa struttura lo stiamo già facendo, io ad esempio partecipo alle attività dell’ambulatorio del medico fitoterapeuta.

Durante il tirocinio è stata impegnata anche in attività di cosiddetta “fitovigilanza”: questa linea di lavoro è importante per il settore piante officinali?

A mio parere si tratta di un aspetto di rilievo che contribuisce, naturalmente insieme ad altri, a un corretto utilizzo delle erbe. Le piante sono un piccolo laboratorio naturale, hanno tante splendide proprietà, ma se non sono assunte in maniera appropriata, possono creare qualche problema. Naturalmente, lo ripeto, dipende da come vengono utilizzate, dal tipo di formulazione, dalla concentrazione dei principi attivi… Poiché le erbe mostrano la loro efficacia più lentamente, anche gli eventuali rischi vanno calcolati su un lasso di tempo medio-lungo.

Che cosa s’immagina per il suo futuro prossimo, ha qualche progetto particolare?

Vorrei continuare a lavorare nel campo della ricerca sulle piante officinali, per approfondire una materia che, essendo in continua evoluzione, non si finisce mai di apprendere. Non escludo la possibilità, con questo obiettivo, di continuare gli studi e di iscrivermi a un master o a un corso di perfezionamento.

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