Meno restrizioni aiuterebbero il settore…

Parliamo dei prodotti che caratterizzano la sua offerta al cliente e delle richieste del pubblico…

Ho un assortimento abbastanza ampio che include varie categorie merceologiche, integratori, cosmetici, fiori di Bach, tè e infusi. Come molti colleghi, ho deciso di non tenere un reparto alimentare che ritengo poco pratico e non concorrenziale in erboristeria. Le problematiche per le quali si va dall’erborista restano le stesse, con la stipsi al primo posto che sfiora quasi l’80% delle richieste. C’è una buona domanda anche di tonici, adattogeni e antiossidanti, spesso correlata alla stagionalità. All’approssimarsi dell’inverno quindi si cercano preparati che aiutano a contrastare i malanni da raffreddamento e per rafforzare le difese immunitarie e in primavera tutti vogliono depurarsi dalle tossine accumulate durante la stagione invernale. Arrivano persone di ogni tipo, per sesso, fascia di età e condizione sociale. D’altra parte l’orientamento verso il naturale oggi è trasversale ed è avvertito in tutti gli ambienti. Un fenomeno particolare che ho osservato qui a Lucca riguarda invece le linee baby che, pur essendo numerose e di buon livello, sono poco richieste in erboristeria. Le mamme sono restie a rivolgersi all’erborista e in quest’ambito il riferimento unico resta il pediatra. In Spagna, dove ho vissuto per molti anni, ho notato al contrario una maggiore apertura.

Cosmesi e make-up hanno successo nella sua erboristeria?

Occupano certamente uno spazio importante. Per la cosmesi ho scelto aziende poco commerciali che lavorano in sintonia con lo spirito dell’erboristeria. Preferisco quindi linee magari più rare, e in alcuni casi anche più costose, ma di alta qualità. A mio avviso è una scelta che sui tempi lunghi porta buoni risultati e favorisce la fidelizzazione del cliente. Trovo un po’ più complicato gestire il trucco, dove non si è ancora raggiunta quella varietà che contraddistingue l’offerta della profumeria per gamma di colori, nuances e performance del prodotto. Noto però un crescente interesse per questa tipologia di prodotti, ma soprattutto per la bio-cosmesi dove sono disponibili linee sempre più valide e performanti. 

Guardiamo al futuro: che cosa si aspetta e che cosa auspica per il settore erboristico?

Che si possano superare alcune limitazioni, ad esempio la mancanza di un magazzino just in time, come hanno le farmacie. L’ideale sarebbe, infatti, poter mettere a disposizione del cliente pochi pezzi in tempi rapidi, senza essere costretti ad acquistare grandi quantità che rischiano di restare invendute. Il futuro? Sono realista e non mi aspetto successi strepitosi. Continuerò a lavorare con passione e onestà come ho fatto finora, ma temo che ciò non sia sufficiente. Per come stanno le cose, l’andamento generale dei prossimi mesi dipenderà da molti altri fattori. Vorrei, infine, che questo settore soffrisse meno delle numerose restrizioni imposte dalle autorità. È una realtà bella e interessante che ha un futuro davanti a sé perché sono certa che il naturale continuerà a crescere; ci aspettiamo perciò una maggiore fiducia e meno pastoie burocratiche.

Mariella Di Stefano

 

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