Le piante medicinali nelle strategie dell’OMS

 

Il 60% della popolazione mondiale si affida alle piante medicinali per la propria salute – utilizzando risorse e metodi autoctoni e tradizionali – e circa l’80% ne dipende quasi totalmente.

La fitoterapia tradizionale – un sapere antico quanto l’umanità stessa – incorpora conoscenze, abilità e pratiche terapeutiche che formano un patrimonio sedimentato da un’ampia varietà di culture nel corso dei secoli.

Molti dei farmaci attuali, circa il 50%, derivano da antiche pratiche e provengono dalla stessa fonte dei composti tradizionali: basti pensare all’Aspirina® o all’artemisinina, “spina dorsale” del trattamento anti-malaria, isolata dalla ricercatrice cinese e Premio Nobel Tu Youyou partendo da testi della fitoterapia cinese classica.

Lo ha ricordato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’OMS, la principale agenzia sanitaria mondiale, in occasione del Primo Summit Globale sulle medicine tradizionali, complementari e integrate, svoltosi ad agosto scorso in India e finalizzato a tracciare la strategia per questo settore nel prossimo decennio.

L’industria di settore, con un volume d’affari di circa 100 miliardi di dollari, si sviluppa con un tasso di crescita annuo del 15%, mentre continua la ricerca volta a individuare nuovi agenti terapeutici dalle piante, utilizzando anche metodologie d’avanguardia come la genomica o l’intelligenza artificiale.

I sistemi tradizionali di cura – nutriti da una dimensione olistica della salute, delle persone e del pianeta – sono stati riconfermati come una risorsa preziosa per l’umanità. Una risorsa da prendere in considerazione, “insieme ad altri approcci e alle forme di conoscenza scientifica”, per migliorare la salute e il benessere delle persone.

La strategia dell’OMS punta anche a rafforzare le convalide scientifiche su risorse e sistemi tradizionali, in modo che i milioni di persone che le utilizzano nel mondo “siano protette al meglio”, si legge nella dichiarazione finale del Global Summit.

Poiché questi sistemi tradizionali sono stati spesso sviluppati con risorse umane dotate di conoscenze, competenze e pratiche basate su valori, teorie ed esperienze di comunità e di culture differenti, l’obiettivo è sviluppare anche metodi di ricerca peculiari, dunque più inclusivi e multidisciplinari.

Implementare, ad esempio, non solo studi su specifici princìpi attivi per le applicazioni farmaceutiche, ma anche su interventi complessi, olistici e personalizzati, creando così una base di ricerca multidimensionale e aperta, rispettosa insieme del rigore scientifico e dei valori etici e delle comunità locali.

Significa anche promuovere e intraprendere azioni per salvaguardare e gestire in modo sostenibile la biodiversità del pianeta e garantire una condivisione giusta ed equa dei benefici che derivano dal suo uso e dalle conoscenze tradizionali in un percorso virtuoso, complesso sì da attuare, ma al quale guardare in futuro con grande attenzione.