L’erbario “curioso” di Elizabeth

Quando si parla di erbe e piante medicinali le donne hanno un ruolo di primo piano. Non soltanto sono oggi tra le consumatrici più attente e affezionate delle preparazioni di origine vegetale, ma nella storia antica, moderna e contemporanea – dalle herbariae dell’età classica, passando per Trotula de Ruggiero e Ildegarda di Bingen fino alla ricercatrice e Premio Nobel cinese Youyou Tu – hanno lasciato tracce importanti con il loro lavoro e i loro studi. Attività spesso svolte sottotraccia, non considerate o sottovalutate.

Non conosciamo la storia di tutte queste donne, ma di alcune di esse possiamo rintracciare il percorso, come per la scozzese Elizabeth Blackwell (1707-1758) che per prima ideò e realizzò un ampio erbario arricchito dalla descrizione sull’uso terapeutico delle piante incluse, elaborando in pratica un testo di fitoterapia illustrato. E lo fece un secolo prima che prendesse piede, in epoca vittoriana, la mania degli erbari pubblicando, contro ogni previsione culturale, una guida alle piante medicinali finemente illustrata intitolata “A Curious Herbal: Containing Five Hundred Cuts of the Most Useful Plants Which Are Now Used in the Practice of Physick”.

Ciò che rende straordinario il suo lavoro non è soltanto il fatto che fu lei stessa a realizzare ben 500 disegni di specie botaniche – molte delle quali esotiche e oggi in via di estinzione o del tutto estinte – ma anche a eseguire l’incisione sulle lastre di rame per la stampa e quindi la colorazione a mano delle stampe finite.

Il volume, dato alle stampe in due parti tra il 1737 e il 1739, ottenne un inatteso successo anche in ambito accademico, venne accolto positivamente dalla comunità medica e lodato pubblicamente dal Royal College of Physicians.

Gli evocativi disegni di Elizabeth Blackwell sono doppiamente interessanti se si considerano poi le circostanze insolite della loro creazione. Rimasta sola e senza reddito dopo l’arresto del marito, per di più con un figlio piccolo da mantenere, trovò l’idea giusta andando a colmare un vuoto: in quegli anni, infatti, medici e farmacisti inglesi ricevevano continuamente nuove piante medicinali dal ‘Nuovo Mondo’, ma mancava un manuale che le raffigurasse e ne elencasse le proprietà curative. Ed è qui che entra in scena Elizabeth producendo, con un lavoro durato circa sei anni, quello che è ancora oggi considerato un classico dell’illustrazione botanica e naturalistica.

Per ogni pianta sono state incluse, oltre all’illustrazione, le caratteristiche botaniche, le abitudini di crescita, l’origine, le parti da utilizzare e le relative proprietà curative, oltre ai nomi in greco, latino, spagnolo, italiano, francese, tedesco e olandese. La Blackwell fu anche la prima donna a dare il nome a un genere di piante, le Blackwellia, con sei specie originarie di Réunion, Mauritius, Nepal, Madagascar, Perù e Cina.

Nel suo erbario sono messi a fuoco rimedi all’epoca popolari come i semi di cetriolo impiegati per curare i calcoli renali e le infezioni del tratto urinario, l’ortica per fermare le emorragie interne e contrastare la tosse, il vischio per “gli attacchi di convulsione, l’apoplessia, la paralisi e le vertigini” e anche l’iperico per placare “la malinconia e la follia”.

A fronte dell’illustrazione della pianta del caffè, Blackwell scrisse: “È considerata buona per coloro che sono di costituzione fredda e flemmatica, ma per le persone di temperamento magro, caldo e secco, il consumo eccessivo può provocare loro disturbi nervosi”.

Sebbene Elizabeth Blackwell non sia diventata famosa come la sua omonima, che un secolo dopo fu la prima donna a conseguire la laurea in medicina negli Stati Uniti, resta significativo il suo contributo, innovativo sotto tutti gli aspetti, all’illustrazione botanica e allo studio e utilizzo delle piante officinali per la salute.

Nel mese che celebra in tutto il mondo la ‘Giornata internazionale della donna’ vogliamo ricordare e ringraziare le erboriste e le scienziate delle erbe di ieri per il loro prezioso contributo alla conoscenza delle piante medicinali e quelle di oggi che portano avanti questa bellissima tradizione, declinandola con creatività nella forma contemporanea.

Buon 8 marzo!