La mirabile poliedricità delle erbe

La versatilità di impiego delle piante medicinali è stata oggetto di molti studi scientifici e di etnobotanica. Al di là dei vari fattori ai quali è stata via via attribuita, il dato che resta è proprio la loro straordinaria poliedricità, che ne consente l’utilizzo in molteplici ambiti della salute e del benessere.

Ed è quanto ci restituisce puntualmente questo numero della rivista (N.2-23, ndr), all’interno di un viaggio tra contenuti e saperi che si snoda nel tempo e nello spazio. Nel tempo, tra modalità differenti di applicazione delle erbe, quelle trasmesse da tradizioni antiche – e un assist lo offre l’articolo di Luigi Giannelli sull’intrigante tema delle ‘signature’- e quelle che scaturiscono dalle ricerche attuali, e nello spazio tra aree geografiche, e quindi culturali, contraddistinte ciascuna da specifiche peculiarità, dal bacino del Mediterraneo al Medio Oriente.

Emerge nell’articolo di Fabio Firenzuoli sul tema della sindrome metabolica – problema del nostro tempo e delle società ‘affluenti’- dove diverse piante medicinali possono svolgere un ruolo significativo. Le piante tipiche della nostra area come la galega, fino alla ‘regina delle spezie’, la nigella o cumino nero, nota già agli antichi Egizi e nell’Ayurveda indiana, usata nella medicina persiana e citata nel Canone di Avicenna.

Grazie alle numerose e significative evidenze acquisite a vari livelli della ricerca scientifica, la nigella si sta affermando come un complemento importante per la gestione di questa condizione: riduce infatti l’iperglicemia, l’emoglobina glicata, l’ipercolesterolemia, aumenta il livello di colesterolo HDL, contrasta il sovrappeso contribuendo anche al buon funzionamento della ghiandola tiroidea.

Interessante anche il ruolo degli oli essenziali – di menta, lavanda, limone o boswellia tra gli altri – all’interno dei percorsi di training olfattivo nei casi di anosmia e iposmia che fanno parte della sintomatologia del Long Covid, illustrati nel documentato report di Marco Valussi sui lavori di ricerca pubblicati in materia.

E poi le mucillagini, costituenti cellulari ampiamente diffusi in natura e impiegate nell’industria alimentare, farmaceutica e soprattutto in cosmetica, trattate nell’approfondimento di Stefania La Badessa dedicato alle piante più ricche di queste componenti – dall’altea alle succulente autoctone del deserto, come il cactus nopal e l’aloe vera, i cui “gel” esplicano proprietà dermoprotettive e idratanti – e al loro utilizzo in cosmesi.

Infine, ma non meno importante, l’articolo di Gemma Lunardi sulla “cosmesi oncologica” nel quale si evidenzia come si possano impiegare in sicurezza alcune piante ed estratti vegetali nei delicati e complessi percorsi che seguono una malattia tumorale.

Buona lettura!