Piante medicinali della Basilicata

Un interessante lavoro etnobotanico, condotto tramite 58 interviste sul campo, ha passato in rassegna gli impieghi medicinali di alcune piante locali della media valle dell’Agri in Basilicata, una regione che vanta 437 specie di erbe officinali autoctone. Le persone intervistate hanno riferito di essere a conoscenza di proprietà attribuite dalla medicina popolare solo per 6 specie vegetali comuni nel territorio. Fra queste i semi di finocchio (Foeniculum vulgare) sono stati segnalati per l’azione sui processi digestivi, a conferma di quanto era già emerso in una precedente ricerca etnobotanica riguardante la stessa area che riportava l’utilizzo di un infuso di semi di finocchio, insieme ad altre piante, per favorire l’espulsione dei gas intestinali. Le parti aeree (foglie e steli) della liquirizia (Glycyrrhiza glabra) sono state menzionate per la prevenzione dell’eccessiva sudorazione dei piedi e i bulbi del cipollaccio, o lampascione (Leopoldia comosa L.), per lenire le infiammazioni dell’occhio, sfregandoli sulle tempie. Con i fiori di sambuco (Sambucus nigra L.) insieme a quelli di camomilla si prepara un decotto per alleviare il mal di stomaco, mentre l’acqua di cottura di alcune piante selvatiche commestibili, come l’asparago selvatico (Asparagus acutifolius) e la cicoria (Cichorium intybus), viene utilizzata rispettivamente per il benessere dei reni e del fegato. Alcune specie botaniche delle quali si riportavano gli impieghi medicinali in un articolo di Capasso et al., ad esempio l’alloro (Laurus nobilis) e l’origano (Origanum vulgare), sono state citate per il solo impiego alimentare, senza relazione con potenziali proprietà “curative”, indicando che nel corso degli anni queste conoscenze tradizionali si sono via via perse. Gli autori dello studio hanno poi confrontato i dati emersi dalle interviste con altri studi etnobotanici condotti pochi anni fa in Basilicata sia tra gli italiani sia tra le comunità di albanesi rilevando che, per molte specie menzionate nell’attuale ricerca per il solo uso alimentare, si indicavano delle applicazione “curative”. Fra queste la vitalba (Clematis vitalba) per afte e infiammazioni del cavo orale, il carciofo selvatico (Cynara cardunculus) come antireumatico e digestivo, il giuggiolo (Ziziphus jujuba Mill.) per l’azione lenitiva sul mal di gola, Rubus spp. e il prugnolo selvatico (Prunus spinosa) per l’attività epato-protettiva e il cardo mariano (Sylibum marianum) come lassativo.

Fonte: Sansanelli S, Ferri M, Salinitro M et al. Ethnobotanical survey of wild food plants traditionally collected and consumed in the Middle Agri Valley (Basilicata region, southern Italy. Journal of Ethnobiology and Ethnomedicine 201713:50.