Social forum, tecnologie digitali & co.

IMG_0453Quello appena trascorso è stato per Facebook “l’anno dell’ascesa dell’impero”. La società fondata nel 2004 da Mark Zuckerberg, all’epoca uno studente di informatica poco più che ventenne, oggi è il più grande social network al mondo. Ad agosto 2015 ha toccato la cifra record di 1 miliardo di utenti contemporaneamente attivi, mentre sono 1 miliardo e mezzo quelli che navigano mensilmente, in crescita del 13% rispetto al 2014. Quotato in Borsa nel 2012, il social network per antonomasia ha chiuso il terzo trimestre 2015 con un utile netto di 891 milioni di dollari su un fatturato di 4,5 miliardi. Se fosse uno Stato – è stato detto – con quasi metà della popolazione mondiale iscritta alla piattaforma, sarebbe il più popoloso. Questi dati, di cui non è facile tenere una mappatura aggiornata, documentano una realtà di fatto: i social network, nati negli Stati Uniti “soltanto” nel 1997, fanno ormai parte della quotidianità di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Le applicazioni del Web 2.0 sono diventate uno strumento sempre più importante per la discussione e il confronto e i nuovi media interattivi hanno cambiato linguaggi, modelli di fruizione e aspettative dei fruitori. Registrano risultati significativi anche piattaforme come Twitter e Instagram e i social network di tipo professionale, che offrono servizi dedicati per incrementare la visibilità e la reputazione on line, gestire e sviluppare la rete dei contatti professionali e aumentare le opportunità di business. Tutto ciò mentre l’informazione/comunicazione on line si è affermata come un settore cruciale al quale occorre prestare la massima attenzione, quale che sia il proprio campo di attività. Anche in materia di salute e benessere. Una recente ricerca realizzata da Gfk Eurisko riferisce, ad esempio, che Internet è considerata un’utile fonte di informazione in quest’ambito dal 74% degli italiani e diventa il secondo riferimento dopo il medico. Si cercano informazioni soprattutto sui siti, mentre blog e forum sono utilizzati mediamente da 1 utente su 4, in particolare dai più giovani. Ed è molto positiva la valutazione del canale web, considerato facile da consultare, utile e affidabile e preferito ai media tradizionali in particolar modo dalle persone “attente alla salute”. La nostra rivista intende stare, con la sua specificità, dentro questo fermento ed entrare sempre di più in sintonia con questa realtà, che abbiamo “fotografato” con la nostra inchiesta mensile, dedicata alla diffusione dei social forum fra gli erboristi. Nella duplice modalità di “piazza” per la discussione interna alla categoria e di strumento, versatile e diretto, per comunicare con la clientela. Abbiamo rilevato una presenza in crescita, declinata in forme varie, che soprattutto fra i giovani erboristi sta superando la scarsa dimestichezza con le tecnologie, che permane nel segmento più maturo della categoria. Aumentano dunque i gruppi tematici, alcuni con qualche migliaio di iscritti, così come le pagine Facebook dei singoli punti vendita, utilizzate non soltanto come vetrina per far conoscere al pubblico prodotti e novità, ma come interfaccia e strumento di comunicazione con i clienti. Con il nuovo anno, quindi, apriremo una pagina Facebook. Parallelamente il sito de l’Erborista già in funzione sarà potenziato con nuovi contenuti e rubriche, per garantire un aggiornamento costante sulle tematiche a valenza scientifica e professionale e sugli aspetti commerciali e di mercato. Saremo dunque a fianco dell’erborista con il nostro strumento di sempre, la rivista su carta, e con quelli più nuovi che, di fatto, rappresentano presente e futuro della comunicazione. Vorrei chiudere con un’informazione di servizio che riguarda i prodotti a base di chetoni di lampone, dei quali abbiamo già parlato nell’editoriale di giugno 2015. Una recente nota del Ministero della Salute ha chiarito quali estratti si possono considerare fonti naturali di chetoni di lampone, fissando per gli estratti idroalcolici il titolo in chetoni in 50 mg/kg (ppm), pari allo 0.005%. A questo limite dovranno perciò adeguarsi le imprese a partire dalle produzioni avviate dal 2016.