La malaria rappresenta un importante problema per la salute pubblica nell’Africa occidentale, dove la medicina tradizionale è comunemente utilizzata insieme alle moderne pratiche sanitarie. Un rimedio a base di erbe ricavato dalle radici di una pianta infestante (Cochlospermum planchonii, nota presso i locali come N’Dribal), impiegata tradizionalmente per alleviare i sintomi della malaria, è stato associato con foglie e parti aeree di altre due piante con attività antimalarica (Phyllanthus amarus e Cassia alata), formulato sottoforma di infuso e commercializzato come fitoterapico contro la malaria. A questo scopo è stata fondata una cooperativa di produttori di piante medicinali, i cui dipendenti sono stati formati alle attività di coltivazione raccolta, essiccazione e stoccaggio delle piante medicinali. La cooperativa conta attualmente 250 membri dei quali 10 si occupano di coltivazione delle piante, mentre il resto segue l’attività di raccolta spontanea. La storia e le sfide che stanno dietro allo sviluppo di questo preparato vegetale sono presentate in un interessante articolo pubblicato su The Journal of Complementary and Alternative Medicine, una pubblicazione peer-reviewed, che è disponibile gratuitamente on line fino al 14 maggio 2015. Gli autori e coautori analizzano le proprietà farmacologiche e antimalariche del prodotto e descrivono il percorso di sviluppo e produzione di questo fitoterapico. L’articolo descrive anche gli altri usi tradizionali del prodotto, come ad esempio il trattamento dell’epatite.
Fonte: Zephirin Dakuyo, Aline Lamien Meda, Da Ollo, Martin Kiendrebeogo, Maminata Traoré, Johannes Novak et al. Saye: The Story of an Antimalarial Phytomedicine from Burkina Faso. The Journal Of Alternative And Complementary Medicine, Volume 21, Number 4, 2015, pp. 187–195.