La natura di nuovo al centro

La visione della salute intesa come benessere globale, e non ridotta a semplice riparazione di parti malfunzionanti, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità proponeva già nel secondo dopoguerra, sembra trovare cittadinanza in una fascia sempre più ampia della popolazione, anche nel nostro Paese. A conferma di un cambiamento epocale di cultura, mentalità e approccio, nel quale anche l’erboristeria ha svolto e può continuare a svolgere un ruolo significativo. Ponte fra passato e presente, tradizione e innovazione, luogo accogliente ed empatico, attento ai bisogni della persona, dove la singola domanda di aiuto ha in sé un valore prezioso e deve essere soddisfatta in quanto tale.

Questo mutamento di rotta, che resta comunque un fenomeno non lineare, si riscontra anche nei risultati di una nuova ricerca, realizzata nel luglio di quest’anno dalla Doxa per la Società italiana delle scienze e tecniche erboristiche (SISTE). L’indagine statistica, condotta su un campione significativo di 700 persone, ha inteso indagare quali sono state le evoluzioni degli atteggiamenti e dei comportamenti in materia di benessere negli ultimi 15 anni e quali saranno le tendenze future. Ne è emerso un insieme di attitudini e di comportamenti radicalmente mutato rispetto a 15 anni fa. Se la parola chiave è diventata prevenzione, stare bene si inquadra innanzitutto come “equilibrio”, del corpo e della mente, un’opinione che sembra condivisa dal 73% dei consumatori tra 30 e 65 anni e particolarmente dalle donne (79%). E rispetto a 15 anni fa, si evince dalla ricerca, sono ampiamente cresciuti l’importanza e l’interesse attribuiti a questo tema, ritenuto rilevante, oggi, dal 62% degli intervistati (in passato era il 32%).

Questa maggiore attenzione alla propria salute si riflette innanzitutto in una ricerca più mirata e profonda di quei prodotti che, nelle varie declinazioni, contribuiscono a determinarlo e a mantenerlo. Questo significa, fra l’altro, un’attenzione sempre maggiore alla qualità (70%) e un interesse verso prodotti poco processati e naturali (62%), anche se sulla percezione di “naturale” la strada da percorrere è ancora lunga.

Tale orientamento si manifesta nell’ambito alimentare, dove, secondo questa indagine Doxa, il 94% dei consumatori ha incluso cibi ritenuti più salutari come legumi, spezie o semi, ma non solo. Infatti, la percentuale di consumatori italiani che negli ultimi 15 anni ha introdotto “prodotti del benessere” per la cura del corpo, dei capelli o per la cosmesi raggiunge il 94%. E la scelta tende a orientarsi verso preparati “senza” sostanze ritenute nocive, 100% naturali oppure arricchiti con sostanze benefiche, e ovviamente verso preparazioni a base di erbe e prodotti con certificazione biologica.

Sono numeri e dati interessanti per riflettere su macrodinamiche di cui occorre tenere conto e che prefigurano scenari che, se ben governati, non possono che essere positivi. Non soltanto in una prospettiva di settore o di categoria, ma più in generale in quella di una migliore vita – dell’uomo, della natura e dell’ambiente – più che mai necessaria a fronte di una drammatica sofferenza del pianeta, frutto anche di politiche ambientali miopi.

Tuttavia, la parte più interessante di questa ricerca riguarda il ruolo delle piante: il 62% degli intervistati dichiara, infatti, di averle inserite fra i prodotti di consumo quotidiano a livello alimentare, per l’igiene e la cura della persona e per prevenire piccoli disturbi e malesseri fisici.

La parte conclusiva dell’indagine, poi, lancia lo sguardo in avanti, immaginando un futuro nel quale la natura riuscirà a riprendersi i suoi spazi e sarà sempre più parte attiva nella nostra vita, come ha ritenuto circa la metà degli intervistati (49%). È uno scenario indubbiamente accattivante, che tuttavia confligge ancora con il mondo e il vissuto con cui ci confrontiamo ogni giorno.