Di Stefania La Badessa

Mettere in relazione tutti gli stakeholder che ruotano intorno al mondo delle piante medicinali è stato il principale obiettivo del  1° Congresso Intersocietà che si è da poco concluso a Padova, in collaborazione con la Fondazione per la ricerca Biomedica Avanzata (VIMM): le società più note nell’ambito dello studio e della ricerca fitoterapica e farmacologica  – la Società Italiana di Farmacognosia, la Società Italiana di Fitochimica, la Società Italiana di Farmacologia, la Società Italiana di Fitoterapia e il Gruppo Piante Officinali della Società Botanica italiana – lavorando insieme hanno condiviso competenze, strumenti e figure professionali di altissimo spessore, creando una rete di collegamenti che ha offerto ai circa 250 partecipanti una panoramica ampia e completa capace di spaziare dall’ambito più stretto della ricerca accademica, all’intera filiera dei prodotti vegetali per la salute.

Le potenzialità degli attivi vegetali in ambito oncologico

Tra gli argomenti più interessanti emersi dal centinaio di abstract presentati nei tre giorni di lavori vanno senza dubbio evidenziati quelli relativi alle potenzialità di alcuni attivi vegetali in ambito oncologico, che nonostante i risultati molto promettenti, “rimangono, almeno per ora, relegati nella pratica clinica al ruolo di sostegno alla chemioterapia, per ridurre la sintomatologia e favorire il recupero del paziente oncologico” come conferma il Prof. Raffaele Capasso (Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II e membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Farmacognosia) che, in qualità di organizzatore del Congresso, ha svolto un ruolo fondamentale non solo nella selezione degli abstract partecipanti, ma anche nella strutturazione del programma.

Attività antinfiammatoria

Più interessanti, nell’ottica di una concreta applicazione in diversi ambiti terapeutici, da quello gastroenterologico a quello cutaneo, gli attivi vegetali ad azione antinfiammatoria: sono state prese in considerazione molecole più note, come il resveratrolo, ma anche i fitocomplessi di piante come la Liquirizia, che ha dimostrato la capacità di inibire il rilascio di citochine pro-infiammatorie (TNF-α, IL-6) antinfiammatorie (IL-10) e di NO, così come il Bergamotto, che potrebbe rivelarsi in un futuro no troppo lontano, una risorsa nei modelli di infiammazione epatica e cerebrale.

Le proprietà degli oli essenziali

Protagonisti di alcune decine di abstract anche gli oli essenziali, che – al di là delle indiscutibili proprietà antimicrobiche e antivirali, preziose nel trattamento dei casi di resistenza sempre più frequenti – hanno dimostrato sorprendenti proprietà antinfiammatorie, anti-neurodegenerative, antiossidanti, antitumorali, epatoprotettive e cardioprotettive, tali da lasciare intravedere potenzialità terapeutiche molto interessanti. Emerge prepotente, dai lavori esposti, l’esigenza di guardare in modo globale e quindi “olistico” – dal greco ὅλος che significa totale, intero, tutto – alle piante medicinali, non solo studiandone meticolosamente gli attivi, ma anche considerandole nella loro interezza e soprattutto nell’interazione con l’ambiente che le circonda: la pianta non vive infatti in un ambiente sterile, ma in simbiosi – esattamente come avviene tra l’uomo e il suo microbioma  – con diversi i microrganismi, una vera e propria comunità endofitica batterica definita “fitobioma”, capace di contribuire alla produzione di metaboliti di interesse farmaceutico e condizionare in modo determinante la composizione degli oli essenziali.

Il regulatory

Non sono mancati infine i contributi e gli spunti di figure istituzionali quali il Dott. Assisi (AIFA) e la Dott.ssa Di Giorgi (Ministero della Salute) che, ancora una volta, hanno evidenziato la necessità di individuare una regolamentazione più precisa nell’ambito degli integratori fitoterapici e nutraceutici, che guardi in primis alla sicurezza, ma anche all’efficacia.