I fiori di lavanda (Lavandula angustifolia Mill) sono stati utilizzati tradizionalmente per migliaia di anni. L’infuso dei fiori è stato uno dei primi metodi di utilizzo della pianta e veniva impiegato per alleviare e trattare molti disturbi, anche in applicazione esterna come lavaggio aromatico. Nell’Ottocento i fiori erano considerati utili nei disturbi “dei nervi e della testa” e nel Novecento i medici li utilizzavano come stimolanti in caso di svenimenti e per trattare “problemi d’isteria e condizioni nervose”. La lavanda è rilassante, sedativa, ansiolitica e leggermente antidepressiva in inalazione e in ingestione, grazie alla presenza di linalolo e la sinergia con l’acetato di linalile, che agiscono a livello dei recettori GABA, del sistema dopaminergico e di quello serotoninergico. Risulta pertanto di aiuto in caso di ansia, insonnia e nervosismo, depressione lieve e tensione premestruale; è stata inoltre osservata anche un’attività ipotensivante nonché di riduzione della frequenza cardiaca e respiratoria.
Questo recente studio ha fatto il punto sulle revisioni sistematiche pubblicate in letteratura scientifica internazionale sugli effetti ansiolitici della lavanda. È stata preliminarmente effettuata una ricerca sulle banche dati medico-scientifiche ISI Web of Science, Scopus, PubMed, Embase, Cochrane Library, CINAHL, Google Scholar e PROSPERO (fino ad agosto 2022) per individuare le revisioni sistematiche che hanno studiato gli effetti ansiolitici della lavanda nell’uomo. L’outcome primario consisteva nel rapporto conclusivo di ogni studio che indicava se la lavanda fosse o meno ansiolitica. La qualità dei dati è stata valutata con il metodo AMSTAR (Assessment of multiple systematic reviews), lo strumento maggiormente utilizzato in letteratura per quantificare il rigore metodologico delle revisioni sistematiche. Trenta review rispondevano ai criteri di inclusione e su quindici di esse è stata condotta la metanalisi, ovvero l’analisi quantitative.
Tutti gli studi sono stati pubblicati dopo il 2010 e hanno riportato effetti promettenti riferiti a diversi metodi di somministrazione della lavanda, in particolare a inalazione, massaggio e assunzione orale. Le dosi orali di 80 mg e 160 mg sono risultate entrambe efficaci, ma quella più alta si è mostrata più efficiente. Gli studi sono stati condotti su diverse tipologie di soggetti, in fase preoperatoria, con problemi cardiovascolari, in emodialisi, con malattie oncologiche, problemi odontoiatrici e donne nella fase del pre-parto. In base alla valutazione AMSTAR, quattro studi sono risultati di qualità elevata, uno di qualità media e gli altri di qualità bassa. La lavanda ha mostrato un potenziale promettente nella gestione dell’ansia in vari contesti ed è risultata efficace se inalata, usata come olio da massaggio o assunta per via orale. L’assunzione orale è stata l’opzione preferita a lungo termine mentre l’inalazione è stata raccomandata per il breve termine. L’aromaterapia con OE di lavanda viene pertanto considerata un metodo sicuro e ben tollerato e dalle documentate proprietà ansiolitiche. In alcuni casi sono stati riferiti lievi problemi gastrointestinali, ma non sono stati segnalati altri effetti avversi di rilievo.
Fonte: Ahmad Shamabadi, Alireza Hasanzadeh, Ali Ahmadzade, et al. The anxiolytic effects of Lavandula angustifolia (lavender): An overview of systematic reviews. Journal of Herbal Medicine. Volume 40, August 2023, 100672.