Oltre la resilienza, la prima linea delle erboristerie

Sono state circa 292.000 le iscrizioni e 273.000 le cessazioni al Registro nazionale delle imprese nel 2020. L’andamento demografico dell’imprenditoria italiana è apparso, lo scorso anno, ‘complessivamente caratterizzato da una diffusa incertezza sull’evoluzione della pandemia’, commenta Unioncamere, l’ente pubblico che rappresenta istituzionalmente il sistema camerale italiano e da cui abbiamo avuto in anticipo i dati relativi al comparto Erboristerie. Da questi si evince che il temuto tracollo in realtà non c’è stato: il settore ha retto anche la forza d’urto dello tsunami Covid-19, con una performance grosso modo allineata a quella degli anni immediatamente precedenti. Certamente sarà necessario esaminare anche i dati del primo trimestre 2021, ma intanto riflettiamo sul consuntivo di fine anno.

Secondo la rilevazione di Unioncamere al 31.12.2020 ci sono in Italia 4.011 erboristerie, 108 in meno rispetto alla fine del 2019, quando gli esercizi commerciali registrati come tali erano 4.119, con una riduzione quantitativa del 2,6%. La flessione maggiore si osserva in regioni caratterizzate storicamente da una presenza significativa di punti vendita erboristici sul territorio, come la Liguria (-7,8%), la Lombardia (-5,14%) e il Veneto (-3,3%). Sono andate meglio, invece, la Toscana e il Piemonte mentre in Abruzzo, Molise, Friuli Venezia-Giulia e Trentino Alto-Adige – aree meno centrali nella dinamica economica nazionale – non sono state rilevate variazioni nei numeri e la Valle d’Aosta ha registrato addirittura il piccolo, ma significativo, incremento di un’unità.

In un 2020 caratterizzato dall’emergenza sanitaria il comparto ha tenuto botta, gli erboristi hanno saputo far fruttare con intelligenza il fatto che le erboristerie, equiparate dal Governo alle rivendite di generi di prima necessità, siano rimaste aperte anche nei giorni più neri del lockdown primaverile e abbiano fornito un servizio ai consumatori ricorrendo, in base alle necessità, alle consegne a domicilio, alle vendite online, alla comunicazione via social, insomma attivandosi con creatività e qualche sacrificio per continuare a lavorare in un momento così critico. Un ruolo maggiore lo hanno svolto, ad esempio, le erboristerie di quartiere, riferimento per tante persone nei giorni più difficili, come emerge nell’articolo di attualità a pag.18 e segg., che fa il punto della situazione riportando le vostre esperienze.

I dati statistici nazionali sugli integratori alimentari ci informano che le aree chiave del mercato restano vitamine e minerali (47%), ma anche botanicals ed erbe (45%), insieme alla nutrizione sportiva (41%) e ai prebiotici/probiotici (36%). In questo settore le statistiche indicano, inoltre, un incremento significativo a livello globale della domanda di prodotti che puntano al sostegno del sistema immunitario, del benessere psicologico e della salute degli occhi, messi a dura prova dall’utilizzo maggiore di PC, tablet e smartphone durante la pandemia (fonte: Nutrition Insight).

Altre analisi degli scenari economici, confermando questi bisogni specifici, fanno rilevare come il consumatore manifesti un atteggiamento chiaramente proattivo verso la propria salute e preferisca affidarsi al consiglio degli esperti, un ambito nel quale l’erborista professionale può giocare la sua partita.

“La resilienza è la nostra risorsa”, ci ha detto Chiara Di Benedetto, l’erborista intervistata a pag.12: una riflessione che sintetizza con efficacia il bilancio di una fase così complicata. Ma si può fare di più. Provare a elaborare una visione complessiva che guardi al futuro, rilanciare il ruolo dell’erboristeria e la figura dell’erborista facendo leva sui suoi valori chiave: la professionalità, il rigore scientifico come bussola da affiancare alla preziosa tradizione d’uso, la presenza sui social, la capacità di proporre servizi di customer care efficaci e originali, nel quadro di una cultura della sostenibilità.

All’erborista anche il compito di divulgare un’informazione rigorosa sulle piante medicinali, in grado di fare chiarezza anche sulle false illusioni circolate in rete sull’onda della pandemia, rimettendo dunque al centro della comunicazione i dati scientifici disponibili.

D’altra parte sono gli stessi consumatori, sottolinea un articolo sul sito NutraIngredients, a richiedere maggiore trasparenza, sostenibilità ed etica sociale in particolare per i prodotti legati alla sfera della salute e del benessere.