Qualità e sicurezza dei prodotti: bene comune da tutelare

 

Qualità e sicurezza dei prodotti sono un obiettivo da perseguire a 360°, adottando ogni strumento disponibile e avendo sempre in mente il benessere del consumatore.

Non a caso abbiamo più volte segnalato sul nostro sito il prezioso lavoro dell’American Botanical Council negli Stati Uniti che con il Botanical Adulterants Prevention Program, sviluppato in collaborazione con l’American Herbal Pharmacopoeia e l’Università del Mississippi, ha acceso i riflettori su adulterazione di erbe e preparati naturali fornendo aggiornamenti costanti sulla materia.

Merita attenzione anche il tema della contraffazione che da qualche anno riguarda, oltre al settore dei medicinali, anche quello degli integratori alimentari e più in generale dei preparati ‘naturali’.

Di questo fenomeno, in aumento nell’Unione Europea parallelamente a una positiva crescita del mercato, si sono occupate anche le istituzioni con il progetto europeo Asklepios, coordinato in Italia dai Nuclei Antisofisticazione e Sanità con il coinvolgimento dell’Istituto Superiore di Sanità e la collaborazione del Ministero della Salute. Al centro dell’indagine, la contraffazione degli integratori alimentari con l’aggiunta di sostanze non ammesse e/o princìpi farmaceutici che, per queste caratteristiche, possono rappresentare un rischio per la salute dei consumatori.

Obiettivo di Asklepios è stato, dunque, quello di aumentare la consapevolezza sui rischi di questo fenomeno, identificare gli integratori illegali e i luoghi di vendita più a rischio nel mercato europeo per formulare strumenti e sinergie di contrasto.

Lo studio, divulgato nei mesi scorsi (Serie Rapporti Istisan, luglio 2019), si è focalizzato sugli integratori impiegati come dimagranti o brucia grassi, considerati tra quelli a maggior rischio di contraffazione, e ha coinvolto tredici Paesi europei. Sono stati presi in esame tutti i canali di vendita legale degli integratori, dalla GDO (incluso l’angolo parafarmacia) alle erboristerie, con particolare riferimento a palestre, negozi per il benessere e la cura del corpo e negozi ‘etnici’.

I campioni/prodotti reperiti nei diversi Stati, in collaborazione con le autorità nazionali, sono stati valutati con un’analisi sia visuale (esame della etichettatura) sia strumentale, quest’ultima volta a indagare qualità e congruità degli ingredienti utilizzati. Sono stati analizzati 75 campioni dei 99 raccolti che risultavano conformi alle richieste; il 4% dei campioni acquistati nei vari punti vendita europei non erano integratori alimentari, ma medicinali oppure cosmetici.

Dei 99 campioni soltanto 12 (15%) contenevano sostanze non ammesse negli integratori, ossia non autorizzate in questi preparati per la loro attività farmacologica, come la sibutramina, oppure in quanto novel food ai sensi della legislazione comunitaria. Circa il 7% dei campioni, ad esempio, conteneva yohimbina, una sostanza attualmente vietata negli alimenti e non dichiarata in etichetta. In alcuni campioni sono state, inoltre, trovate sostanze autorizzate negli integratori alimentari, come la caffeina, ma che non erano dichiarate in etichetta.

Oltre la metà dei prodotti analizzati (69%) è risultata, quindi, conforme alle normative vigenti mentre, prevedibilmente, le percentuali più elevate di campioni non conformi sono risultate correlate a body building shop e negozi orientali. Occorre, tuttavia, considerare che l’indagine non ha riguardato il commercio online, che è indubbiamente cruciale per la vendita di preparati non conformi. Dallo studio è emerso che la maggior parte dei campioni ‘illegali’ aveva anche il maggior numero di non conformità in etichetta (82%), e questa è stata dunque ritenuta un primo e importante momento di screening per la contraffazione di un prodotto.

Lo studio ha, infine, evidenziato che le notevoli differenze fra le normative nazionali in materia di integratori costituiscono un ulteriore elemento di debolezza per la sicurezza complessiva del mercato europeo.

L’armonizzazione delle legislazioni nazionali comunitarie e la collaborazione di tutti i componenti della filiera è l’unica strategia per contrastare in modo efficace la commercializzazione di integratori illegali o contraffatti. È la conclusione – certamente condivisibile – dei ricercatori che hanno analizzato il fenomeno.