Le erbe agli erboristi!

Elementare Watson, direbbe qualcuno! In realtà – senza scomodare La Palice – ci sono voluti un bel po’ di tempo, una buona dose di malessere, timori e preoccupazioni che hanno serpeggiato tra gli erboristi, soprattutto nei primi mesi del 2018, prima di ottenere un riconoscimento che, finalmente, fa chiarezza su ruoli e professionalità nella gestione delle erbe e che sarebbe dovuto arrivare ben prima –  è vero – ma, si sa, possono di più le lobby che la competenza di un settore che ha promosso lo sviluppo e il radicamento delle piante officinali tra i consumatori del nostro Paese.

Le prime parole chiare le ha scritte nel maggio 2018 il Decreto legislativo n. 75 che, all’interno di una rivisitazione generale della filiera delle piante officinali, condotta in un’alternanza più di ombre che di luci, ha stabilito però che la miscelazione in estemporanea delle piante spetta esclusivamente al farmacista e all’erborista. Un primo punto dunque a favore della categoria, quando ormai sembrava quasi tutto perduto.

Lo scorso gennaio la Direzione Generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione – Ufficio 4 del Ministero della Salute ha poi diffuso la nota n. 3443 che, riaffermando tale concetto, lo ha ulteriormente precisato. Gli erboristi autorizzati a predisporre “preparazioni estemporanee ad uso alimentare, costituite da piante tal quali, da sole o in miscela, estratti secchi o liquidi di piante” – si legge nel documento – sono quelli in possesso del diploma ai sensi della Legge 99 del 1931 e i laureati in Scienze e/o Tecniche erboristiche. Un altro elemento di chiarezza che, nella sua applicazione, creerà forse qualche problema e richiederà degli aggiustamenti, ma che non dà adito a dubbi.

Le piante utilizzabili – continua la nota – sono quelle indicate nel Decreto ministeriale del 10 agosto 2018, modificato nell’allegato 1 dal Decreto del 9 gennaio 2019 che, tra l’altro, reintroduce gli effetti fisiologici delle piante che erano spariti nel precedente decreto, specificando che si possono impiegare in attesa della definizione dei claims sui botanicals.

Le preparazioni a base di piante devono avere contenuti compatibili con un ruolo fisiologico e non terapeutico in termini qualitativi e quantitativi e non devono dunque essere identificate come medicinali né come integratori alimentari. L’allestimento delle preparazioni deve svolgersi in un “laboratorio registrato dalla ASL competente per la manipolazione degli alimenti” come richiedono le normative vigenti, a tutela della sicurezza del consumatore. Da ultimo, la nota del Ministero sottolinea l’esigenza di mettere in atto anche un efficace piano di autocontrollo, a partire dalle materie prime impiegate.

Al di là dei tecnicismi, che di primo acchito possono apparire dispersivi ma che sono invece importanti, il documento riconferma, dunque, il ruolo centrale della figura professionale dell’erborista in quest’ambito e introduce maggiori tutele per i consumatori attraverso l’ancoraggio di queste operazioni a una figura professionale ben definita. Un esperto che sia in grado, tra l’altro, di valutare lo stato di conservazione delle erbe, per riconoscerle e quindi miscelarle.

È un bel traguardo che non appiana certo tutte le difficoltà ma, si auspica, possa contribuire al rilancio di un settore che, forse non a caso nel 2018, ha mostrato qualche segnale di sofferenza.

Anche gli ultimi dati di Unioncamere sono indicativi in tal senso: al 31 dicembre 2018 sono state  censite in Italia 4.221 erboristerie, 71 in meno rispetto al 31 dicembre del 2017. La flessione, dell’1,65%, non è certo preoccupante se confrontata con quanto hanno vissuto altri comparti commerciali e non è l’unico indicatore della salute del settore, ma deve comunque far riflettere.

Le chiusure delle erboristerie sono variamente distribuite a livello territoriale. Infatti, a fronte di regioni dove ci sono stati cali significativi del numero degli esercizi – come per esempio Valle d’Aosta (-6,66%), Friuli-Venezia-Giulia (-6,52%), Molise (-6,25%), Emilia-Romagna (-4,06%) e Calabria (-3,49%) –  ce ne sono altre come la Puglia, dove le erboristerie sono aumentate numericamente (+0,72%), o la Lombardia che conferma tutte le 689 erboristerie censite nel 2017.