E ora tocca al tè verde…

Questa bevanda di origine orientale è oramai ampiamente consumata anche in Italia, sia per il suo piacevole sapore sia per l’azione salutistica che le viene attribuita. Infatti, diversi studi hanno dimostrato che il consumo di tè verde sarebbe associato a una riduzione del rischio relativo di sviluppare malattie cardiovascolari, neurodegenerative e neoplastiche, oltre che a un possibile effetto sul controllo del peso. I benefici per la salute associati al consumo di tè verde sono stati in gran parte attribuiti alle proprietà antiossidanti dei polifenoli in esso contenuti, soprattutto alle catechine, tra cui la più efficace sembra essere l’epigallocatechina-3-gallato (EGCG). Per queste ragioni la pianta è utilizzata come componente di molti integratori alimentari. Nel corso degli anni, tuttavia, sono stati anche segnalati possibili rischi a livello epatico, legati probabilmente al contenuto in catechine del tè verde, nei paesi del Nord Europa ma anche in Francia e Spagna. Per questa ragione le catechine del tè verde sono state poste sotto osservazione dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che di recente ha emesso un’opinione scientifica. Le catechine contenute negli infusi di tè verde e bevande simili – fa sapere l’ente – sono prive di rischi. Tuttavia, aggiunge più avanti il documento, se assunte come integratori alimentari in dosi superiori a 800 mg al giorno per lunghi periodi, potrebbero aumentare in una piccola percentuale di popolazione il livello di alcuni marcatori, e quindi rappresentare un problema per la salute. L’Efsa ha esaminato i possibili collegamenti tra il consumo di EGCG ed eventuali danni al fegato, concludendo che non vi sono indicazioni di tossicità anche dopo un consumo elevato della bevanda sotto forma di infuso. I pochissimi casi di danni epatici riferiti nell’uomo sono dunque dovuti probabilmente a rare e imprevedibili reazioni soggettive. D’altra parte il consumo secolare di tale bevanda nei Paesi orientali è di già di per sé una conferma. Per quanto riguarda invece gli integratori alimentari, hanno concluso gli esperti, sulla base di studi condotti su volontari sotto supervisione medica, dosi di EGCG di 800 mg/giorno potrebbero essere associate a eventuali segni di danno epatico. Sebbene non ci siano indicazioni di danno epatico con dosi inferiori a 800 mg al giorno da integratori a base di tè verde, il panel dell’Efsa non è in grado di individuare e comunicare, con i dati attualmente disponibili, quale sia la dose priva di rischi. Gli integratori alimentari apportano un quantitativo giornaliero di EGCG variabile, che mediamente non supera il dosaggio soglia (800 mg) indicato dall’Efsa, mentre l’assunzione giornaliera media di EGCG da consumo di infusi varia tra 90 e 300 mg. Composizione e concentrazione specifica delle diverse forme di catechine, inoltre, possono variare sia a seconda della provenienza sia delle modalità d’assunzione: l’Efsa ricorda che gli infusi sono assunti lungo l’arco della giornata, spesso insieme al cibo, mentre gli integratori sono di solito assunti una volta al giorno dopo i pasti. Può inoltre accadere, e lo si è visto anche nel caso del kava (Piper methysticum), che quando una sostanza tradizionale è assunta sotto nuove forme, anche isolando singole componenti dal meraviglioso equilibrio interno al fitocomplesso, si mettano in moto meccanismi non conosciuti che occorre indagare. In conclusione, l’Agenzia raccomanda che siano condotti altri studi e suggerisce anche di inserire nei prodotti a base di tè verde un’etichettatura più chiara che avverta i consumatori circa l’elevato contenuto in catechine e i possibili rischi per la salute. Intanto, il parere è stato trasmesso alla Commissione Europea alla quale spetterà definire se e quali misure adottare. La questione rimane dunque aperta a nuovi approfondimenti di tipo scientifico suggeriti dall’Efsa, ma stimola anche qualche riflessione. Nell’assunzione di un prodotto, sia medicinale sia alimentare, è fondamentale attenersi ai dosaggi e non eccedere mai nelle quantità. Qualsiasi sostanza benefica, infatti, se si abusa nel consumo, può produrre effetti indesiderati vanificando così i suoi benefici, alimentari e salutistici.