Salute di genere: e le erbe?

IMG_0453Nascere di sesso femminile o maschile non è solo l’inizio di una vita contraddistinta da strutture corporee diverse e da differenti potenzialità riproduttive, ma anche un determinante decisivo per la salute che, infatti, non è un terreno neutro.

Oggi sappiamo, ad esempio, che gli uomini sono in media più suscettibili ai tumori e alle infezioni, mentre fra le donne sono più diffuse le malattie autoimmuni e cardiovascolari, i disturbi dell’umore e del comportamento alimentare. I problemi osteomuscolari e quelli della sfera psichiatrica, soprattutto la depressione, colpiscono di più le donne, mentre gli uomini sono più soggetti ai traumi. E ancora, le donne vivono più a lungo degli uomini, ma si ammalano di più e passano l’ultima parte della vita in condizioni di salute peggiori. Tra le adolescenti sono in aumento i comportamenti a rischio, come bere e fumare, che sono invece in calo tra i loro coetanei maschi.

Uomini e donne, inoltre, non reagiscono ai farmaci allo stesso modo e nei due generi sono diverse anche le manifestazioni patologiche. Dunque non è solo scientificamente ed eticamente improprio trasferire i dati ottenuti sull’uomo alla donna tout court, ma è anche un errore metodologico.

Per troppo tempo, invece, le malattie, la loro prevenzione e i trattamenti associati, sono stati studiati prevalentemente sul sesso maschile, sottovalutando in questo modo le specificità biologiche, ormonali e anatomiche tipiche delle donne.

Qualcosa però sta cambiando e, ormai da qualche anno, si presta un’attenzione maggiore alla differenza di genere anche in salute, con lo scopo di garantire il miglior trattamento a tutti, uomini e donne. Già nel 2001 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva inserito la “medicina di genere” nell’Equity Act, interpretando in questo caso l’equità non soltanto come uguale accesso alle cure, ma anche come appropriatezza di trattamento secondo il proprio genere di appartenenza.

Il concetto di “Salute e medicina di genere” coltiva poi l’idea che le differenze tra i sessi in termini di salute non siano legate solo ed esclusivamente alle specificità biologiche e riproduttive, ma che in questa “differenza” giochino un ruolo anche i fattori ambientali, sociali e culturali.

Tutto ciò ha messo in moto un percorso che si muove in più direzioni, con l’obiettivo di ripianare il gap fra uomo e donna in salute. Questo percorso include la farmacologia gender oriented, che studia e definisce cioè le differenze di efficacia e sicurezza dei farmaci in funzione di genere, e arriva alla sperimentazione clinica, dove fino agli anni Novanta la presenza delle donne era del tutto marginale. C’è molta strada da fare, ma il Ministero della Salute ha stilato lo scorso aprile il “Manifesto per la salute femminile” individuando, con un approccio ai problemi della donna secondo la medicina di “genere”, alcuni obiettivi da raggiungere nei prossimi cinque anni per superare lo “scarto” maschile/femminile.

Questa nuova consapevolezza dovrebbe riflettersi anche sul mondo della ricerca, e di conseguenza anche sul filone che ha l’obiettivo di indagare le proprietà e l’azione delle piante medicinali, di cui parliamo sul numero 6 – giugno 2016 della nostra rivista alle pagine 24-27.

Sarebbe auspicabile che, sfruttando le numerose opportunità che le tecnologie più avanzate offrono ai ricercatori, anche questa materia diventasse oggetto di studi, di sperimentazioni, di ricerche mirate. Per capire, ad esempio, se, come accade per alcuni farmaci, anche determinate erbe inducono risposte diverse nell’organismo femminile e in quello maschile, oppure se esistono particolari “affinità” di genere di alcune piante medicinali. È un argomento affascinante e, se si pensa all’ampia prevalenza di donne fra i consumatori di estratti e derivati dalle erbe, potrebbe avere anche riscontri pratici. D’altra parte nel mercato degli integratori sono già disponibili supplementi vitaminici differenziati per l’uomo e per la donna, funzionali alle esigenze di organismi diversi.

Valorizzando le differenze di genere e utilizzando le tecnologie in modo intelligente, si potrebbe dunque affinare e personalizzare ancora di più l’approccio al ben-essere e alla salute di uomini e donne.

Con la prospettiva di avvicinarsi sempre di più alla salute intesa come equilibrio dinamico fra micro e macrocosmo, corpo e mente e anche identità maschile e femminile.