Una scelta di vita ‘cruelty free’

mariella fiera parmaSecondo un recente articolo pubblicato su Nature, l’uomo deve molto dei suoi tratti distintivi – intelligenza, linguaggio, nonché aspetto fisico e struttura del volto – al passaggio a una dieta ricca di carne. Se l’ipotesi che, nello scenario evolutivo, la carne abbia avuto un ruolo determinante per farci diventare ciò che siamo è accattivante e scientificamente plausibile, non è plausibile invece il ritorno a un’alimentazione paleolitica e pesantemente carnivora. Anche perché, fra le altre cose, il nostro intestino è più simile a quello dei mangiatori di frutta che a quello dei carnivori.

Di scelte alimentari, della diffusione di modelli dietetici vegetariani e vegani e di come gestire le richieste di questi clienti in erboristeria, parla un articolo pubblicato sul numero 5-maggio 2016 a pag. 36 e segg. Partendo dai numeri che il fenomeno ha assunto in Italia dove, secondo il Rapporto Italia 2016 di Eurispes, i vegetariani sono ormai l’8% della popolazione e i vegani l’1%, in crescita ogni anno (+10-15%). Sempre Eurispes ci dice che la maggior parte dei vegetariani e vegani (46,7%) è mossa da ragioni che hanno a che fare con la salute e il benessere, il 30% dalla sensibilità nei confronti degli animali, mentre poco più del 12% deve la sua scelta alla tutela dell’ambiente.

Quali che siano le ragioni che sostengono questi orientamenti, che restano del tutto soggettivi, è un fatto che le abitudini alimentari della popolazione siano in costante mutamento, come rivelano numerosi indicatori. Non solo il più evidente, il calo del consumo di carne (-10%), ma anche quello del latte che, nel nostro Paese, è sceso del 7%, contro un aumento del 23% dei latti di origine vegetale (latte di soia, riso ecc.).

Fra le diverse correnti vegetariane, il veganesimo è certamente la più radicale, poiché implica una globale ridefinizione di consumi e abitudini, richiedendo comportamenti “virtuosi” non soltanto a tavola ma in generale nella vita quotidiana, con il conseguente rifiuto di tutti i prodotti di origine animale, derivati del cuoio, seta, piumini e lana inclusi. Che tutto ciò possa, in ultima analisi, contribuire al benessere collettivo è supportato anche dalla ricerca. Un recente studio dell’Università di Oxford ha stimato, ad esempio, che un’alimentazione meno carnivora e più centrata sui vegetali potrebbe ridurre le emissioni di gas serra cibo-correlate dal 30 al 70% (nel caso del veganesimo puro) entro il 2050 e abbassare la mortalità del 6-10%, producendo un risparmio di svariati miliardi all’anno della spesa sanitaria. Ed è corposa la letteratura che documenta gli effetti benefici sulla salute, in particolare su malattie cardiovascolari e patologie degenerative, incluso il tumore, di un’alimentazione di impronta vegetariana.

Quello dei vegani è anche il gruppo che, avendo forti motivazioni sul piano etico, riesce a influire maggiormente sul piano culturale. Agisce, infatti, come una comunità ed è molto attivo – grazie a una rete capillare di blog, social forum e riviste dedicate – nel propagandare uno stile di vita cruelty-free. Una visione che suscita simpatie e adesioni in particolare fra i giovani e le donne, ma alimenta anche aspre critiche, polarizzando il dibattito.

Ha fatto discutere molto, ad esempio, il film di Saverio Costanzo “Hungry Hearts”, dove l’ossessione vegana della protagonista Mina diventava il simbolo di un atteggiamento squilibrato, e da stigmatizzare, verso il cibo. Al di là di alcune semplificazioni, la pellicola indubbiamente toccava un tasto sensibile dell’alimentazione vegana: pur essendo in linea di massima biologicamente consona all’uomo, come lo è la dieta vegetariana flessibile, richiede qualche attenzione in più quando si applica a categorie più sensibili, come bambini, adolescenti e donne in gravidanza, per le eventuali carenze, ad esempio di vitamina B12, che può creare. E l’integrazione, in questo caso, dovrà avvalersi di prodotti vegani doc, già disponibili in commercio.

L’offerta dell’erborista, quindi, dovrà tenere conto anche delle esigenze di questi clienti, che nell’erboristeria possono trovare un luogo ad essi “affine”. La scelta vegana di tante persone, e soprattutto dei più giovani, sarà certamente un argomento su cui confrontarsi, indipendentemente dalle opinioni personali, poiché influirà su comportamenti e consumi futuri. Non è un caso che il mondo della farmacia abbia già creato un marchio ad hoc per segnalare al cliente un’attenzione e un’offerta specifiche.