L’anno dell’artemisia

mariella fiera parmaPer certi versi il 2015 lo è stato, se si considera l’ampio risalto che i media e il web hanno dato a questa pianta della tradizione cinese.

Artemisia annua (Qing hao) vanta un impiego secolare e una documentazione nella medicina tradizionale cinese, dove le sue foglie essiccate sono state utilizzate per affrontare malanni vari, dalle febbri malariche e intermittenti, ai raffreddori, diarrea e altri disturbi digestivi.

A rafforzare l’interesse verso l’artemisia hanno contribuito più elementi. Da una parte l’assegnazione, lo scorso ottobre, del premio Nobel per la medicina alla ricercatrice e medico cinese Tu Youyou per la sua scoperta, negli anni della guerra in Vietnam, dell’artemisinina, diventata la terapia d’elezione della malaria da Plasmodium falciparum, in sostituzione della clorochina ormai inefficace nella maggior parte delle aree malariche, dove ha salvato milioni di vite. Oltre che sul duro lavoro di ricerca in laboratorio e sul campo, la scoperta nasce da un’intuizione della ricercatrice e affonda le radici nei testi antichi cinesi su Artemisia annua e in particolare sul suo uso nelle febbri intermittenti.

L’altro fattore che ha contribuito alla “popolarità” dell’artemisia, almeno alle nostre latitudini dove la malaria non rappresenta un problema, è l’ipotesi che possa essere impiegata nella lotta contro il tumore.

Infatti, oltre all’attività antimalarica, la pianta e l’artemisinina hanno mostrato anche delle potenziali attività antitumorali. Si tratta, a oggi, per lo più di prove in vitro su linee cellulari nelle quali è stato evidenziato un effetto tossico sulle cellule di alcuni tumori. Sono pochi invece gli studi in vivo e ancor più limitati i dati clinici; fra questi un lavoro condotto in Cina su un piccolo gruppo di malati nei quali l’associazione alla chemioterapia di un derivato dell’artemisinina non ha modificato la durata della sopravvivenza.

Le informazioni attualmente disponibili, dunque, sono preliminari. Ci dicono che lo studio dell’azione antineoplastica dell’artemisia e derivati è ancora da sviluppare e di conseguenza che l’utilizzo di preparati della pianta, che siano estratti idroalcolici, infusi, decotti o polvere, non è avvalorato da dati clinici sufficienti. Inoltre, le informazioni sulla sicurezza e sulle eventuali interazioni farmacologiche sono ancora scarse.

Sui media (non su tutti ovviamente!) la questione si è però progressivamente gonfiata, come spesso accade: quelli che sono dei test preclinici sono diventati prove di efficacia e l’artemisia una cura certa contro il tumore. Al punto che la direzione scientifica dell’Istituto Nazionale dei Tumori ha diramato una nota nella quale si afferma che “nessun medico oncologo e ricercatore può consigliare una dose, un preparato specifico e una schedula di somministrazione di Artemisia annua che possa essere, su solide basi scientifiche, efficace e sicuro”.

Sulla questione si è espresso anche il ministero della Salute precisando in una lettera del dicembre 2015 che la pianta (non inserita nell’elenco ministeriale delle piante autorizzate per la preparazione di integratori) non può essere venduta come prodotto alimentare in assenza di una consistente tradizione d’uso in Europa antecedente all’entrata in vigore del Regolamento sui Novel Food.

Ciò nonostante, Artemisia a. è commercializzata in varie forme su diversi siti, che ne enfatizzano spesso l’attività anticancro.

Qual è la morale della favola? Innanzitutto che occorre maggiore prudenza in un campo così delicato. Che è prematuro presentare come antitumorale, e sfruttare commercialmente in questo senso, una pianta che, pur avendo mostrato proprietà interessanti, è soltanto all’inizio del complesso percorso che in futuro potrebbe confermare un suo ruolo in quest’ambito.

Non è opportuno, insomma, trarre conclusioni frettolose su temi che la ricerca non ha ancora definito e ancor meno lo è alimentare false speranze in persone provate e fragili sul piano fisico ed emotivo come sono i malati di tumore.

E per fare il punto sulla ricerca riguardante Artemisia annua abbiamo pubblicato un articolo che trovate a pag. 28 del N. 3 – marzo 2016.

Buona lettura!