Biodiversità, un bene da tutelare

 di Mariella Di Stefano

mariella fiera parmaIl tema della biodiversità – di specie, habitat ed ecosistemi – e della sua conservazione, pur dibattuto da tempo, non è ancora entrato adeguatamente nell’agenda politica innescando azioni efficaci di contrasto. Deforestazione e politiche miopi nel campo della produzione agricola e industriale continuano, infatti, a impoverire il pianeta compromettendone, forse per sempre, la ricchezza biologica.

Sappiamo che delle circa 400.000 specie vegetali conosciute, di cui il 45% è potenzialmente commestibile, non più di 50.000 sono utilizzate come alimenti e, di queste, solo 15 arrivano a fornire il 90% dell’apporto energetico alimentare mondiale.

Nella foresta amazzonica, polmone vitale del pianeta, una quantità impressionante di alberi è stata e continua a essere abbattuta per lasciar spazio alla coltivazione intensiva della soia, anche come biocarburante, o ad allevamenti di tipo industriale. Tutto ciò avrà un impatto rilevante anche sulla nostra salute, basta pensare alla perdita delle numerose specie medicinali custodite in quell’area, di cui spesso le proprietà curative sono ancora sconosciute.

In un interessante articolo pubblicato sulla rivista Alternative and Complementary Therapies, il medico statunitense Robert Rountree osserva che non stiamo assistendo soltanto a una perdita di biodiversità in natura, ma anche nell’approccio alla salute, sempre più dominato da un numero ristretto di corporation farmaceutiche. Mettendo a confronto il Prontuario terapeutico attuale con quello di 10 anni fa, si scopre ad esempio che molti dei farmaci economici in commercio sono spariti all’improvviso, sostituiti con alternative più costose.

La maggiore attenzione a questi temi anche grazie a Expo 2015, un evento globale che punta i riflettori sul valore delle produzioni ecosostenibili, può aumentare la consapevolezza in questa materia e indurre cambiamenti virtuosi. Ad esempio, attraverso azioni soggettive quali diversificare la varietà della dieta o ridurre l’uso di materie plastiche e prodotti di sintesi per la cura personale.

Un altro modo per sostenere la biodiversità del pianeta consiste nell’incoraggiare un uso maggiore delle piante officinali per la salute e il benessere. Nella sua essenza e nei principi costitutivi, infatti, la fitoterapia tradizionale si colloca all’opposto della monocoltura dominante, offrendo una grande opportunità per accrescere la diversità e l’approccio personalizzato alla salute.

James A. Duke, etnobotanico di fama mondiale, faceva rilevare che le sostanze fitochimiche naturali, a differenza dei farmaci di sintesi, hanno interagito con l’organismo umano per millenni e che nelle culture tradizionali è custodito un patrimonio di saperi che vale la pena apprendere prima che vengano perdute per sempre.

Certamente quando si affronta questo tema, non si può tralasciare la questione delle specie medicinali a rischio di estinzione, su cui pesa anche la crescita esponenziale della domanda mondiale di prodotti naturali. Circa un terzo delle 3.000 piante utilizzate a scopo curativo o salutistico viene coltivato appositamente, mentre il resto arriva dalla raccolta spontanea, effettuata in habitat naturali già impoveriti e spesso in violazione delle norme di protezione ambientale come la CITES, la convenzione che regola il commercio internazionale delle specie vegetali e animali minacciate di estinzione.

Per far sì che il processo di lavorazione venga svolto senza compromettere l’equilibrio biologico e ambientale, occorre quindi che tutti gli attori della filiera (raccoglitori, trasformatori, esportatori e importatori) adottino pratiche di coltivazione, raccolta e produzione più sostenibili, nel rispetto di norme ambientali e anche etiche. A tal proposito cominciano a essere creati dei marchi ad hoc che garantiscono non solo la sostenibilità ambientale della filiera, ma anche una ripartizione più equilibrata dei guadagni derivanti dalla commercializzazione delle specie medicinali, a vantaggio anche dei coltivatori e raccoglitori locali, spesso del Sud del mondo.