Il ginkgo, una droga orientale utile nella demenza

Studi clinici

Gli effetti del ginkgo sono stati studiati in pazienti con disturbi della funzione cerebrale e in quelli con insufficienza vascolare periferica. Altri studi riguardano problemi neurosensori, attività reologiche, diminuita viscosità del sangue, inibizione dell’aggregazione piastrinica.  Altri studi hanno preso in esame la degenerazione maculare, i disturbi della menopausa e il deficit di attenzione negli adolescenti/bambini. I risultati di questi studi mostrano complessivamente che il ginkgo è in alcuni casi efficace, in altri l’effetto è sovrapponibile al placebo, mentre in altri l’azione del ginkgo è poco chiara. Di recente è stata anche condotta una revisione sistematica relativa all’azione del ginkgo sull’energia mentale ed è stato osservato che il ginkgo influenza alcuni aspetti dell’umore (depressione, ansietà, qualità della vita, vivacità, contentezza, ecc.) soltanto in 22 degli studi considerati. Comunque ulteriori studi sono necessari per supportare i dati esistenti.

Controindicazioni, interazioni, effetti collaterali

Il ginkgo è ben tollerato se utilizzato alle dosi raccomandate. Gli effetti collaterali sono molto rari. Uno studio post–marketing effettuato su 10815 pazienti trattati con un estratto standardizzato di ginkgo (LI 1370) ha riportato che: la frequenza degli effetti collaterali era dell’1,7%, e che questi effetti erano di lieve entità e comprendevano nausea, mal di testa, dolori gastrointestinali e diarrea. Reazioni allergiche della pelle, disturbi del sonno e stati ansiosi erano eventi molto rari. Sono stati descritti casi isolati di sanguinamento oculare (in un uomo di 70 anni), di mal di testa associato a disturbi visivi (in una donna di 33 anni) e di mioglobinuria (in un uomo di 29 anni che assumeva ginkgo, guaranà e kava) in seguito all’assunzione di ginkgo, ma il nesso di causalità è incerto. Il ginkgo dovrebbe essere usato con la massima attenzione in quei pazienti che prendono anticoagulanti (ad es. warfarina) e antiaggreganti piastrinici (ad es. aspirina) e nelle donne gravide o che allattano. Una possibile interazione può aversi anche tra il ginkgo e alcuni alimenti contenenti tiramina (formaggi, vino) con conseguente aumento della pressione sanguigna, visto che il ginkgo è un inibitore delle MAO. Da tener presente infine che l’ingestione (o contatto) della polpa del “frutto” produce reazioni allergiche (eritema, edema, prurito, vesciche) e che i semi contengono una tossina (4 – o – metilpiridossina) responsabile di un’intossicazione alimentare, detta “gin–nan”, molto comune in Asia, che si manifesta con un attacco apoplettico.

Preparazione e dosaggi

Secondo la Commissione E tedesca gli estratti di ginkgo devono avere un rapporto droga:estratto (acqua e acetone) compreso nell’intervallo 35:1 e 67:1 e devono contenere non più di 5 ppm di acidi ginkgolici. Gli estratti così preparati e più utilizzati in campo clinico sono l’EGB761 e l’LI1370 (contengono circa il 24% di glucosidi flavonici e circa il 6% di lattoni terpenici). Le dosi consigliate sono di 120–240 mg/die di estratto secco nei casi di deficienza cognitiva per una durata di 8–12 settimane e di 120–160 mg/die (sempre di estratto secco) nei casi di claudicatio intermittent, tinnito e vertigini.

Conclusioni

A oggi esiste una vasta letteratura scientifica riguardante gli effetti farmacologici del ginkgo e dei suoi componenti attivi. Estratti di ginkgo standardizzati sono stati inoltre studiati in pazienti con deficienza cognitiva e/o con malattia di Alzheimer. Alcuni studi hanno riportato effetti benefici significativi, mentre revisioni sistematiche e metanalisi hanno mostrato effetti modesti, a confronto con il placebo. Ulteriori studi sono dunque necessari per determinare meglio i benefici del ginkgo nella demenza oltre che nel tinnito e nella claudicatio intemittent.

Massimiliano Laudato, Francesco Capasso, Raffaele Capasso

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