Il ginkgo, una droga orientale utile nella demenza

Proprietà farmacologiche
I risultati di numerosi studi preclinici condotti sia in vitro che in vivo indicano che l’azione “polivalente” (così definita da De Feudis nel 1991) del ginkgo può essere inquadrata da una parte come un’azione protettiva sui vasi e sui tessuti (il che spiega gli effetti centrali e periferici del ginkgo) e dall’altra come un’azione che potenzia l’apprendimento e la memoria (che contribuisce all’effetto benefico su soggetti con declino senile di alcune funzioni. Gli studi condotti su estratti di ginkgo e/o su alcuni costituenti (bilobalide, ginkgolidi, glucosidi flavonolici), riguardano soprattutto il comportamento, l’apprendimento e la memoria, le attività cardiovascolari, gli effetti sul flusso ematico e l’attività antiossidante.

Effetti su memoria, apprendimento e comportamento
Gli effetti di un estratto standardizzato di ginkgo (Egb 761) sono stati estensivamente studiati su alcuni parametri (memoria, comportamento e apprendimento) in alcuni animali (ratti e topi), in relazione all’età e al danno cerebrale (lobotomia frontale bilaterale, emiplegia corticale). L’Egb 761 veniva somministrato per via orale, intraperitoneale o sottocutanea. Negli animali vecchi (età 24 mesi), piuttosto che nei giovani (età 8 mesi), si notava un netto miglioramento dell’apprendimento e della memoria. Utilizzando il test del labirinto è stato anche osservato che la performance dei ratti vecchi (12 e 18 mesi di età) migliorava rispetto ai ratti più giovani (2 mesi di età) in seguito a un trattamento orale di 30 o 60 mg/kg/die di EGb761. Un altro studio ha mostrato che la somministrazione orale di EGb761 (50 o 100 mg/kg/die per 3 settimane) preveniva nei ratti il calo di memoria a breve causato dalla scopolamina. Questi e altri studi preclinici lasciano supporre che il ginkgo agisca sulla plasticità neuronale, producendo una rigenerazione dai neuroni.

Attività cardiovascolare

È stato osservato che l’estratto di ginkgo EGb761 incrementa il flusso del sangue nelle coronarie di cuori isolati di cavia, protegge il cuore di coniglio da ischemia indotta sperimentalmente e incrementa il flusso di sangue nel cervello di ratto. Gli studi rivolti a chiarire i meccanismi molecolari che contribuiscono agli effetti vasoregolatori e antischemici prodotti dall’EGb761 indicano un coinvolgimento della PGI2, dell’NO e del GMP ciclico, mentre è incerto il ruolo svolto dal ginkgo come antiossidante. Gli effetti cardioprotettivi vengono attribuiti ai terpenoidi presenti nell’estratto EGb761 mentre quelli antiischemici al bilobalide. Sono stati condotti anche in vitro studi su alcuni parametri emoreologici ed è stato osservato che il ginkgo normalizza la viscosità della membrana degli eritrociti, protegge anche cellule dal danno indotto da perossido di idrogeno, rallenta l’aggregazione degli eritrociti, inibisce il release di perossido di idrogeno dai neutrofili e ostacola l’aggregazione delle piastrine indotta da trombina e collagene.

Attività antiossidante

L’attività antiossidante del ginkgo è stata documentata sia in vitro che in vivo. Studi condotti su neuroni cerebrali e su diversi tipi di cellule nervose mostrano un effetto protettivo dell’estratto di ginkgo EGb761 verso lo stress ossidativo, le specie reattive di ossigeno e gli eventi indotti da β – amiloide (accumulo di ROS). I meccanismi degli effetti neuroprotettivi sono diversi: protezione dell’endotelio e dei macrofagi verso i ROS e lo stress ossidativi, inibizione della formazione dell’NO, protezione della fluidità della membrana cellulare verso il danno indotto da radicali liberi. Studi condotti in vivo mostrano a loro volta che il ginkgo aumenta la concentrazione degli acidi grassi polinsaturi nella membrana delle cellule cerebrali, ostacola la lisi degli eritrociti indotta da perossido di idrogeno, incrementa l’attività degli enzimi catalasi e superossido dismutasi in alcune strutture nervose (ippocampo, striato, sostanza nigra) e protegge il fegato dal danno provocato da tetracloruro di carbonio. Il bilobalide e i flavonoidi sembrano essere i principali responsabili dell’attività antiosssidante del ginkgo.

Altre attività

Diversi studi mostrano che il ginkgo (in particolare i ginkgolidi) antagonizza gli effetti del PAF per un effetto competitivo sul sito di legame (il PAF provoca trombi, broncocostrizione, scompensi cardiovascolari, stati di shock; attiva la fosfolipasi e la funzione degli eosinofili), ostacola la formazione di tumori indotta da carcinogeni, la cardiotossicità indotta da doxorubicina e la nefrotossicità indotta da gentamicina; inoltre un peptide isolato dal ginkgo manifesta un’attività antifungina (Pallicularia sasakii, Alternaria alternata).