Il ginkgo, una droga orientale utile nella demenza

È dato dalle foglie di Ginkgo biloba L. (=Salisburia adiantifolia) (Fam. Ginkgoaceae). Ginkgo, deriva da una errata trascrizione del termine giapponese yin kwo, che significa frutto d’argento; biloba per la forma bilobata delle foglie. Ginkgo biloba è stato definito da Darwin un fossile vivente in quanto unica specie residua di una famiglia e di un ordine (Ginkgoales) che risale all’era mesozoica. Si tratta di una specie arborea longeva, dioica, che raggiunge anche 40 m di altezza, con un tronco di un metro di diametro. I rami portano foglie a forma di ventaglio, brevemente picciolate, a margine ondulato che tende a fessurarsi al centro per formare due lobi. Le nervature, numerose, esili, si dividono dicotomicamente nel lembo fogliare dando alle foglie un aspetto molto caratteristico. Il colore delle foglie è prima verde chiaro e poi di un giallo molto intenso. I fiori maschili, di colore giallo, si sviluppano con le foglie in primavera, mentre quelli femminili compaiono in estate. I semi, di colore giallognolo o verde, chiamati impropriamente frutti, divengono a maturità carnosi e simili alla susina. Presentano un diametro di 2,5–3 cm e ciascuno contiene una noce edibile ed emanano un odore sgradevole. La polpa può causare gravi allergie e se ingerita può causare la morte. Le foglie vengono raccolte tra giugno e luglio ed essiccate e sono inodori e insapori. Il ginkgo, essendo di uso relativamente recente, non è presente nella FU, mentre è presente in alcune Farmacopee di paesi orientali (Cina, Giappone, ecc.). La pianta del ginkgo è originaria di Corea, Cina e Giappone, dove è stata sempre coltivata in prossimità dei templi e per questo considerata “sacra”. In Europa è stata introdotta nel 18° secolo.