Il ginkgo, una droga orientale utile nella demenza

Cenni storici
L’albero del ginkgo, definito “un fossile vivente”, si conosce da più di 3000 anni. Fino a circa 350 anni fa le sue conoscenze erano ristrette alla Cina, il suo habitat naturale, al Giappone e alla Corea. Gli alberi venivano coltivati su larga scala per ricavarci le noci, la parte commestibile del “falso” frutto, che rimangono una ghiottoneria popolare in tutto il continente asiatico. Ancora oggi in prossimità dei templi esistono più di 100 specie di Ginkgo di età superiore ai 1000 anni. La loro coltivazione presso i luoghi sacri lascia intendere che questi alberi erano ritenuti sacri. È dal 2800 a.C. che il G. biloba viene utilizzato in Cina per le sue proprietà curative (asma, tosse, infiammazione della vescica, ecc.). Gli antichi erbari (Yih Yung Pen ts’ao, Pn Ts’ao Kang Mu, ecc.) e manuali della MTC citano i “frutti”, piuttosto che le foglie di G. biloba. Contrariamente alla MTC, in Europa l’attenzione sarà rivolta alle foglie di G. biloba a partire dalla fine del 1800. Ad ogni modo l’interesse per questa droga “esplode” in Europa verso la metà del secolo scorso, quando l’Industria farmaceutica Schwabe studia e prepara un estratto di ginkgo per curare problemi circolatori. I numerosi studi che seguiranno tenderanno a chiarire i più diversi aspetti del ginkgo, da quelli botanici a quelli chimici, farmacologici e clinici.

Costituenti chimici
Dei costituenti chimici del ginkgo, due gruppi di composti sono particolarmente importanti da un punto di vista farmacologico e terapeutico: i flavonoidi e i terpenoidi. È chiaro, dunque, che in campo clinico riscuotono maggiore successo non gli estratti totali di ginkgo, bensì quegli estratti dai quali sono state rimosse alcune sostanze, mentre altre sono state arricchite. Tali estratti sono standardizzati per il loro contenuto in flavonoidi (24%) e terpenoidi (6%) (3% ginkgolidi e 3% bilobalide). Il controllo dell’eliminazione degli acidi ginkolici (anacordico) e dei ginkoli assieme alla determinazione degli acidi organici complessano la standardizzazione di questi estratti, che possono essere utilizzati come tali o complessati con fosfolipidi (fitosomi). Queste nuove entità hanno il pregio di facilitare l’assorbimento dei componenti attivi dell’estratto (flavonoidi in particolare).