Echinacea, nuove prove di efficacia

Meccanismi d’azione

L’echinacea sembra in grado di stimolare (e recuperare in caso di ridotta funzionalità) il comparto dell’immunità innata, in particolare l’attività fagocitaria dei leucociti e l’attività delle cellule NK, entrambi elementi fondamentali della prima linea di difesa contro infezioni e contro le cellule tumorali.  Non agisce invece a livello delle cellule della memoria immunitaria. Sembra inoltre in grado di modulare i fenomeni infiammatori ed ossidativi, agendo su vari sistemi enzimatici come COX e 5-LOX, e sulla secrezione di varie citochine, come TNF-α, IL-1, IL-2, IL-6, INF-b2 [1, 2].  Agisce inoltre contrastando l’azione della ialuronidasi (un enzima che scinde l’acido ialuronico, un polisaccaride che va a comporre il tessuto di base dell’organismo, il connettivo) [3]. È difficile dire con esattezza quali composti siano più importanti per l’attività della pianta, ed è probabile che vari composti agiscano con diversi meccanismi d’azione: le alchilammidi agiscono sul sistema immunitario e sui mediatori infiammatori forse tramite interazione con i recettori CB2 del sistema cannabinergico (causando la secrezione di alcune citochine) e tramite inibizione degli enzimi COX e LOX [4]; i polisaccaridi (eteroxilano, arabinogalattano) hanno anch’essi un potenziale immunomodulante, forse attraverso il contatto con i recettori Toll-like e in genere con i recettori Pattern Recognition (PRR), recettori generici del sistema immunitario innato [4] . I poliacetileni (chetoalcheni e chetoalcani) mostrano attività antifungina, inclusa una specifica attività anti Candida [5], e inducono apoptosi in un modello in vitro di linee cellulari di tumore al pancreas e al colon a concentrazioni elevate [1, 2].

Studi clinici
Infezioni dell’alto tratto respiratorio
Gli estratti di Echinacea sono probabilmente efficaci nel ridurre i sintomi e la durata del raffreddore (e forse dell’influenza), del 10‐30%, se assunti alle prime avvisaglie di malattia, e utilizzati per 1‐2 settimane. Non sembrano efficaci nella prevenzione del raffreddore, ma i dati sono ambigui. I tanti studi clinici hanno utilizzato dosaggi e forme galeniche molto differenti tra loro, oltre a usare specie e parti di pianta differenti (E. angustifolia radice, E. purpurea radice e fiori) e questo non permette di individuare una posologia standard. Una metanalisi del 2007 su prevenzione e trattamento del raffreddore ha analizzato 14 studi clinici e ha mostrato che l’Echinacea riduce il rischio di sviluppare il raffreddore del 58% e riduce la durata del raffreddore di 1,4 giorni in media [6]. Anche se alcuni studi avevano evidenziato effetti benefici anche sulla qualità della vita, è presto per poterlo dire con certezza. In una metanalisi del 2006 sui raffreddori indotti artificialmente, nei tre studi identificati l’Echinacea standardizzata riduce del 45% il rischio di sviluppare il raffreddore e riduce la sintomatologia di 1,96 punti sulla scala di misurazione [7]. I dosaggi degli estratti secchi utilizzati (di solito concentrati al 4:1) andavano dai 500 mg ad 1 grammo al giorno. Altre posologie di varia natura sono riconducibili a 2 grammi di radice secca al giorno. Moderatamente positiva anche la metanalisi del Cochrane, che ha analizzato 16 studi clinici (tutti di ragionevole o buona qualità), secondo la quale però l’Echinacea non mostra effetti profilattici. Per quanto riguarda il trattamento, 9 studi erano positivi, 1 mostrava un andamento positivo e 6 non mostravano efficacia. La conclusione è che le parti aeree di Echinacea purpurea possono essere efficaci per il trattamento precoce del raffreddore, anche se i dati non sono omogenei e conclusivi. Il beneficio clinico misurato come riduzione dei sintomi e della durata del raffreddore si aggira intorno al 10-30% [8]. I dosaggi di estratto secco di E. purpurea usati erano di 300 mg al giorno, oppure di 50 mg al giorno di un estratto combinato di radice e fiore di E. purpurea. Altre posologie di varia natura sono riconducibili a 2-6 grammi di infiorescenza al giorno. L’Echinacea sembra anche efficace nel ridurre moderatamente la durata della sindrome influenzale e la severità dei sintomi in pazienti già ammalati, e la frequenza di ricorrenze di infezioni, specialmente in pazienti con particolare tendenza. L’evidenza fin qui accumulata non è però sufficiente a dare un giudizio definitivo sull’efficacia del rimedio. L’utilizzo come immunostimolante preventivo non è supportato dai dati clinici, e il trattamento sembra più efficace se iniziato ai primi sintomi e prolungato per almeno 7-10 giorni. Ma in due metanalisi è stata osservata una riduzione del rischio di sviluppare il raffreddore associata all’assunzione profilattica della pianta [9, 10].

Candidiasi vaginale

L’Echinacea è probabilmente efficace nel prevenire infezioni vaginali da Candida ricorrenti, se in combinazione con un trattamento topico. L’associazione di un estratto di Echinacea per via orale con una crema antimicotica topica sembra efficace nel prevenire le infezioni vaginali ricorrenti da Candida [11].

Altre indicazioni

L’echinacea sembra poter essere un coadiuvante nella terapia immunitaria dei tumori e in genere per il supporto antinfettivo di persone sofferenti di immunosppressione, sia primaria che secondaria all’utilizzo di particolari farmaci. L’utilizzo per via orale e contemporaneamente topico è interessante nel trattamento di disturbi dermatologici caratterizzati da infiammazione e infezione, in particolare quando vi siano problemi suppurativi. Va evidenziato che l’efficacia degli estratti di Echinacea non è legata in maniera lineare ad alcun composto, ma polisaccaridi e alchilammidi sono due marcatori significativi.

Quando utilizzare echinacea

Vale la pena ricordare che il sistema immunitario (SI) è un sistema biologico complesso, adattivo, altamente diversificato, robusto e resiliente, comprendente una rete complessa di popolazioni cellulari dotate di regolazione omeostatica con capacità adattiva ad un ambiente mutevole. Il SI è il risultato di un percorso evolutivo di milioni di anni, che ha portato al miglior compromesso realisticamente ottenibile tra difesa dalle infezioni (immunoattivazione) e difesa dai meccanismi immunitari stessi (infiammazione, stato ossidativo). È quindi chiaro che se possedere una risposta immunitaria mediamente più rapida e aggressiva fosse preferibile per l’organismo, questa risposta sarebbe stata selezionata a livello evolutivo, e sarebbe già presente. Da qui la prima nota di rilievo: in soggetti che non soffrano di immunodepressione, acuta o cronica, il livello di attivazione del SI è da considerarsi ottimale, e una sua modificazione (in un senso o nell’altro) non è necessariamente positiva e può portare ad effetti negativi. Bisogna infatti sottolineare come i fenomeni immunitari si accompagnino sempre a fenomeni infiammatori e ossidativi, e che a un’attivazione immunitaria segue sempre una riduzione di attività. Possiamo allora dire che:

  1. l’utilizzo automatico di un immunostimolante in presenza di infezioni deve essere meditato. In genere siamo estremamente competenti, e in grado di affrontare le piccole infezioni, e in questi casi l’uso di piante può essere superfluo.
  2. Il SI di un soggetto immunocompetente non dovrebbe necessitare di interventi se non in caso di emergenza.
  3. Il SI di un soggetto immunodepresso potrebbe giovarsi di uno spostamento verso la maggior attività.
  4. Un sofferente di malattie autoimmuni è a rischio in caso di immunostimolazione dell’immunità adattiva, ma potrebbe giovarsi di una più intensa fagocitosi.
  5. Un malato oncologico potrebbe giovarsi di una maggiore immunosorveglianza.
  6. Il SI è una rete capace di adattarsi ai cambiamenti ambientali: modificarne alcuni parametri singoli, potrebbe causare effetti compensativi e ridurne l’adattabilità.

L’azione dell’echinacea decresce in maniera rapida, ed è necessario somministrare l’estratto ciclicamente. È potenzialmente utile ai primi segni di infezioni e nella profilassi a breve termine delle malattie da raffreddamento e influenzali, oltre a essere un potenziale coadiuvante nelle patologie autoimmuni, nella immunosoppressione, in oncologia per ridurre l’immunoevasione. I dosaggi in casi di infezioni o febbri acute possono essere aumentati di molto nel breve periodo, fino a 2-3 volte il dosaggio normale.

Profilo di sicurezza

Pianta sicura se consumata in maniera appropriata e nelle dosi consigliate [12].

Effetti collaterali

Gli effetti collaterali più comuni sono quelli gastrointestinali, come nausea, dolore addominale, diarrea e vomito.  Più rare le reazioni allergiche, febbre, pirosi gastrica, stipsi, secchezza delle fauci, formicolio nella cavità orale, ulcere orali, ecc. [12]

Cautele

Cautela in caso di allergia alle Asteraceae. [12]

 Controindicazioni [12]

–       Pazienti trapiantati con terapia immunosoppressiva

–       Nonostante l’avvertimento della Commissione E sul non utilizzo in malattie autoimmuni, questa rimane una cautela speculativa. Casi non accertati di eritema nodoso, leucopenia, peggioramento dell’autoimmunità, epatite acuta e ipereosinofilia.  Dati sperimentali però supportano l’ipotesi che l’Echinacea stimoli quasi esclusivamente le cellule NK, con possibili effetti positivi in caso di diabete tipo 2 e quando l’autoimmunità sia secondaria a un’infezione cronica.

Marco Valussi

Bibliografia

1. Luettig B, Steinmuller C, Gifford GE, et al., Macrophage activation by the polysaccharide arabinogalactan isolated from plant cell cultures of Echinacea purpurea, J Natl Cancer Inst;81:669-75,1989.

2. Stimpel M, Proksch A, Wagner H, et al., Macrophage activation and induction of macrophage cytotoxicity by purified polysaccharide fractions from the plant Echinacea purpurea, Infect Immun;46:845-9, 1984.

3. Speroni E, Govoni P, Guizzardi S, et al., Anti-inflammatory and cicatrizing activity of Echinacea pallida Nutt. root extract, J Ethnopharmacol;79:265-72, 2002.

4. Chavez ML, Chavez PI, Echinacea, Hosp Pharm;33:180-8, 1998.

5. Binns SE, Purgina B, Bergeron C, Light-mediated antifungal activity of Echinacea extracts, Plant Med; 66:241-4, 2000.

6. Shah SA, Sander S, White CM, et al., Evaluation of echinacea for the prevention and treatment of the common cold: a meta-analysis, Lancet Infect Dis;7:473-80, 2007.

7. Schoop R, Klein P, Suter A, Johnston SL, Echinacea in the prevention of induced rhinovirus colds: a meta-analysis, Clin Ther;28:174-83, 2006.

8. Linde K, Barrett B, Wolkart K, et al., Echinacea for preventing and treating the common cold, Cochrane Database Syst Rev;(1):CD000530, 2006.

9. Melchart D, Linde K, Fischer P, Kaesmayr J, Echinacea for preventing and treating the common cold, Cochrane Database Syst Rev; 2:CD000530, 2000.

10. Caruso TJ, Gwaltney JM Jr, Treatment of the common cold with echinacea: a structured review, Clin Infect Dis;40:807-10, 2005.

11. Coeugniet EG, Kuhnast R. Recurrent candidiasis: Adjuvant immunotherapy with different formulations of Echinacin, Therapiewoche;36:3352-8, 1986.

12. Mills SY, Bone K, The essential guide to herbal safety, Churchill Livingstone, 2005.

13. Stargrove, Treasure, McKee, Herb, Nutrient and drug Interactions, Mosby, 2010.