Il fegato è coinvolto in molti e importanti processi fisiologici che includono la scomposizione delle tossine, la produzione e secrezione della bile, l’immagazzinamento del glicogeno e il metabolismo dei farmaci. Danni o malattie a carico di questo organo cruciale possono ripercuotersi su queste funzioni.

La steatosi non alcolica è una delle malattie del fegato più comuni. Il controllo del peso corporeo e altre modifiche della dieta e dello stile di vita sono usate per diminuire i rischi di questa patologia.

La differenza tra caffè verde e caffè nero sta nel metodo di lavorazione: il primo non viene tostato e ha un elevato contenuto in acido clorogenico e un minore contenuto in caffeina, mentre il caffè nero, sottoposto a torrefazione, contiene meno acido clorogenico e più caffeina. È stato ipotizzato che i costituenti del caffè possano ridurre il rischio di malattie croniche, comprese le malattie del fegato.

Alcuni studi controllati randomizzati (RCT) hanno dimostrato effetti benefici dell’estratto di caffè verde sui biomarcatori epatici e questa recente metanalisi ha valutato gli effetti della supplementazione di caffè verde sulla funzione epatica e l’infiammazione.

E’ stata effettuata ricerca su PubMed, Web of Science, Scopus ed Embase dall’inizio fino ad agosto 2019; sono stati inclusi nella metanalisi gli studi randomizzati e controllati con durata superiore a 1 settimana e che riportavano la concentrazione dei biomarcatori enzimatici del fegato (aspartato aminotransferasi-AST, alanina aminotransferasi-ALT, fosfatasi alcalina-ALP, gamma-glutamil transferasi-GGT, lattato deidrogenasi-LDH, proteina C-reattiva ad alta sensibilità-hs-CRP, interleuchina 6 e fattore di necrosi tumorale alfa-TNF-a) prima e dopo l’intervento. Sono stati esclusi gli studi senza un gruppo di controllo, condotti su animali, caso-controllo, di coorte e review.

Su un totale di 2406 studi sono stati inclusi nella metanalisi otto studi pubblicati tra il 2006 e il 2018, condotti in Giappone (4), Iran (2), Corea (1) e Spagna (1).

La dimensione del campione variava da 10 a 30 e da 10 a 34 partecipanti nei gruppi di intervento e di controllo, rispettivamente. Il dosaggio dell’estratto di caffè verde variava da 50 a 1200 mg/giorno con una durata dello studio tra 8 e 12 settimane.  La revisione ha incluso in totale 330 partecipanti.

L’integrazione con estratto di caffè verde ha determinato una diminuzione significativa del TNF-a rispetto al placebo, mentre non ha avuto un effetto statisticamente significativo sui livelli sierici di ALT, AST, ALP, LDH, hs-CRP e IL-6. L’analisi di sottogruppo ha mostrato un aumento significativo dei livelli di GGT e LDH con un dosaggio di estratto di caffè verde > 400 mg/d (P = 0,006 e P < 0,001, rispettivamente).

La conclusione dello studio è che l’integrazione con estratto di caffè verde è sicura e abbastanza efficace esplicando una funzione anti-infiammatoria e riducendo il TNF-a.

Sono necessari tuttavia ulteriori studi di più lunga durata e con una popolazione più varia per comprovare in maniera più solida gli effetti dell’estratto di caffè verde sui biomarcatori del fegato.

 

Fonte: Asbaghi O, Kashkooli S, Mardani M, et al. Effect of green coffee bean extract supplementation on liver function and inflammatory biomarkers: A meta-analysis of randomized clinical trials. Complement Ther Clin Pract. March 4, 2021;43:101349.