Uno studio ha indagato l’associazione tra il consumo di cibi ricchi di flavonoidi e il rischio di steatosi epatica non alcolica (NAFLD) utilizzando biomarcatori di imaging epatico.
Lo studio prospettico di coorte ha coinvolto 121.064 adulti (età tra 40-69 anni) reclutati nel Biobank del Regno Unito, importante database di ricerca sanitaria. I dati sull’assunzione alimentare sono stati raccolti tramite questionari dai quali è stato elaborato un “punteggio di flavodieta” (FDS), basato su porzioni giornaliere di tè, mele, frutti di bosco, vino rosso, uva, peperoni dolci, cipolle, cioccolato fondente, arance e pompelmo.
Il consumo di flavonoidi è stato analizzato sia attraverso il punteggio FDS che a livello di sottoclasse. L’incidenza di NAFLD è stata determinata dai codici diagnostici ICD-10 dei registri ospedalieri. I biomarcatori di imaging, come il grasso epatico (misurato tramite la frazione di densità protonica del grasso) e i valori T1 corretti per il fegato (cT1), sono stati misurati tramite risonanza magnetica.
I partecipanti con il punteggio FDS più alto hanno mostrato un rischio inferiore del 19% di sviluppare NAFLD rispetto a quelli con il punteggio più basso. In particolare, un alto consumo di mele e tè è stato associato a un minor rischio di NAFLD. Inoltre, un elevato consumo di cioccolato fondente, peperoni rossi e vino rosso era correlato a valori più bassi di grasso epatico e cT1. L’analisi delle sottoclassi di flavonoidi ha indicato che proantocianidine, teaflavine, tearubigine, flavonoli e flavan-3-oli erano associati a un minor rischio di NAFLD.
Bell W, Jennings A, Thompson AS, et al. A flavonoid-rich diet is associated with lower risk and improved imaging biomarkers of nonalcoholic fatty liver disease: a prospective cohort study. Am J Clin Nutr. 2024 Sep 26:S0002-9165(24)00791-3. doi: 10.1016/j.ajcnut.2024.09.022.