Le piante hanno da sempre un impatto significativo sulla salute umana: il loro utilizzo per scopi “curativi” si perde nella notte dei tempi con pratiche tramandate nel corso dei secoli e in costante evoluzione. La conoscenza etnobotanica può essere interpretata come parte della conoscenza ecologica locale delle comunità locali. Una risorsa in grado di fornire informazioni sull’importanza culturale ed ecologica delle diverse specie vegetali e sul potenziale di un loro uso sostenibile.

Negli ultimi anni numerosi studi etnobotanici sul campo hanno documentato gli usi popolari delle piante con l’obiettivo di contribuire alla conoscenza e alla conservazione di una parte significativa del patrimonio culturale tradizionale.

Indagine sul campo

Con circa 2.800 specie botaniche, la regione Campania possiede la flora vascolare più ricca dell’Italia meridionale e il maggior numero di specie medicinali segnalate nelle tradizioni popolari italiane.

L’area di studio di questo recente articolo (Ethnobotanical Documentation of the Uses of Wild and Cultivated Plants in the Ansanto Valley) – a cura di ricercatori dell’Università Federico II di Napoli e del CNR – è la Valle d’Ansanto, nel cuore dell’Irpinia, inserita in un paesaggio rurale che “conserva ancora un elevato grado di naturalità e viene studiata per la prima volta da un punto di vista etnobotanico”.

Analizzando gli usi tradizionali locali delle piante selvatiche nell’area lo studio comprendendo applicazioni medicinali, culinarie, veterinarie, cosmetiche e domestiche, contribuendo così allo sviluppo delle conoscenze etnobotaniche in Campania e nell’Italia meridionale.

I risultati

Per raccogliere le conoscenze etnobotaniche, sono state condotte 69 interviste semi-strutturate a persone locali con esperienza negli usi tradizionali delle piante (“informatori chiave”).

Sono state documentate per l’uso tradizionale 117 specie di piante (96 generi e 46 famiglie) su un totale di 928 segnalazioni, di cui 544 riguardano piante medicinali. Dalle indagini sono emerse anche nuove relazioni d’uso delle piante per applicazioni medicinali (5) e veterinarie (8) in Campania e nell’intero territorio italiano.

Le parti delle piante più frequentemente utilizzate a fini curativi sono state le foglie (42%), seguite da fiori (16%), frutti (15%), steli (7%) e semi.

Le specie più citate sono la malva (Malva sylvestris L.) (57), la camomilla (Matricaria chamomilla L.) (54) e la cicoria comune (Cichorium intybus L.). La malva (55), la camomilla (53) e la ruta (28) sono risultate invece le specie vegetali più citate per usi medicinali. Le condizioni relative all’apparato gastrointestinale hanno registrato il maggior numero di segnalazioni di utilizzo (149), seguite da quelle relative al sistema respiratorio (120) e muscolo-scheletrico (82).

Sono state registrate anche 26 segnalazioni di utilizzo di piante per usi cosmetici nell’area di studio, in particolare per pelle (6) e capelli (19). Tra queste, l’uso della salvia (Salvia officinalis L.) e dell’edera (Hedera helix L.) come schiarente per capelli è risultato nuovo per la Campania. L’uso delle foglie di malva bollite con burro come antirughe è stato già documentato in Italia, ma solo per la regione Abruzzo.

La documentazione etnobotanica arricchisce la comprensione degli usi tradizionali delle piante in questa regione, sottolineando soprattutto l’importanza di preservare e di promuovere questa preziosa conoscenza per le generazioni future. I risultati di questo studio infine possono servire come base per ulteriori ricerche e per lo sviluppo di politiche e programmi per la conservazione e l’uso sostenibile delle risorse vegetali in Campania e non solo.

Fonte: Motti R, Marotta M, Bonanomi G, Cozzolino S, Di Palma A. Ethnobotanical Documentation of the Uses of Wild and Cultivated Plants in the Ansanto Valley (Avellino Province, Southern Italy). Plants (Basel). 2023 Oct 26;12(21):3690.