L’artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens, famiglia Pedaliaceae) è una pianta originaria dell’Africa meridionale, utilizzata in integratori e preparati fitoterapici principalmente per trattare artrosi, dolore e dispepsia. In Europa i prodotti a base di artiglio del diavolo sono diventati popolari negli anni ’60, prima in Germania e poi in Francia; dalla metà degli anni ’80 si sono diffusi nella maggioranza dei Paesi industrializzati.

Questa recente e ampia revisione della letteratura internazionale sull’artiglio del diavolo abbraccia più di 100 anni e include articoli pubblicati in riviste scientifiche peer-reviewed, tesi di laurea e report di organizzazioni governative e non governative.

Usi tradizionali di artiglio del diavolo

Per quanto riguarda gli usi tradizionali in Africa l’artiglio del diavolo veniva impiegato per trattare tosse, diarrea, stipsi e malattie veneree, ma anche disturbi digestivi, malattie infettive, per la guarigione delle ferite e come tonico generale.

Negli anni ’50 del secolo scorso la pianta è stata introdotta in Germania e già negli anni ’60 veniva commercializzata sotto varie forme. Purtroppo l’aumentata richiesta ha indotto a partire dagli anni Settanta pratiche di raccolta non sostenibili, tanto che alla fine degli anni ’90  l’artiglio del diavolo è stato inserito nell’Appendice 2 della Convenzione di Washington sul Commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione (CITES), un accordo internazionale tra Stati che ha lo scopo di proteggere piante e animali a rischio di estinzione. L’introduzione di buone pratiche agricole e di raccolta ha garantito pratiche di raccolta sostenibili.

In Europa, la prima monografia dell’artiglio del diavolo è stata pubblicata nel 1981 (British Herbal Pharmacopoeia), seguita dalla Farmacopea Europea nel 1995.

I maggiori princìpi attivi e/o marcatori dell’artiglio del diavolo includono iridoidi-glicosidi (principalmente arpagoside, arpagide e procumbide); fitosteroli; fenilpropanoidi (come il verbasocoside); triterpeni (acido oleanolico, acido 3β-acetiloleanolico e acido ursolico); flavonoidi (kaempferolo e luteolina); acidi grassi insaturi, acido cinnamomico, acido clorogenico ecc.

Le sue proprietà

Diversi studi non clinici hanno valutato le attività antinfiammatorie di estratti, frazioni di estratti e composti isolati di artiglio del diavolo attribuendo ai composti iridoidi della pianta effetti antinfiammatori, antinocicettivi, analgesici, antimicrobici, chemiopreventivi, epatoprotettivi, neuroprotettivi e immunomodulatori.

Altri studi hanno esplorato le proprietà antiossidanti, antidiabetiche, antimicrobiche, antimutagene, antiosteoporotiche, cardiovascolari, neuroprotettive, immunomodulanti e anoressizzanti della pianta.

La revisione riporta più di 50 studi clinici (tra cui 18 studi clinici randomizzati e 42 case report e studi osservazionali) sull’efficacia dell’artiglio del diavolo nell’uomo, principalmente nel trattamento delle malattie articolari e del dolore lombare. Gli studi hanno utilizzato diversi disegni metodologici e diverse preparazioni con dosaggi giornalieri di arpagoside variabili da 30 mg a 100 mg.

Sicurezza ed efficacia

Anche alcune revisioni sistematiche hanno esaminato la sicurezza e l’efficacia dei preparati a base di artiglio del diavolo riportando un generale miglioramento dei risultati, ma non la superiorità rispetto ai farmaci antinfiammatori non steroidei convenzionali (FANS).

“Sebbene vi sia una forte evidenza clinica che i preparati di artiglio del diavolo siano efficaci nel trattamento delle malattie articolari e dei disturbi muscoloscheletrici, questa conclusione non può essere estesa a preparati specifici, a causa della diversa qualità dei singoli preparati”, scrive infatti l’autore.

L’uso a breve e lungo termine (da 30-60 giorni in media a 54 settimane in diversi studi) è stato descritto come sicuro e ben tollerato. Gli effetti avversi più segnalati sono stati lievi disturbi gastrointestinali e del sistema nervoso centrale.

È stato riportato infine un aumento degli effetti anticoagulanti in vitro quando la pianta viene assunta in concomitanza con anticoagulanti, tuttavia con evidenze non conclusive.

 

Fonte: Brendler T. From bush medicine to modern phytopharmaceutical: a bibliographic review of devil’s claw (Harpagophytum spp.). Pharmaceuticals (Basel). July 27, 2021;14(8):726. doi: 10.3390/ph14080726.