L’equiseto (Equisetum arvense), comunemente conosciuto anche come coda cavallina, è una pianta contenente diverse sostanze alcaloidi tra cui la nicotina, unitamente a minerali, vitamine, flavonoidi, tannini, saponine. Diversi sono gli effetti che gli sono stati attribuiti, tra i quali la capacità diuretica: l’assunzione di equiseto aumenta, infatti, l’eliminazione di acqua da parte dei reni e contribuisce al buon funzionamento dell’apparato urinario.

Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e astringenti l’equiseto può, inoltre, essere utilizzato contro diversi tipi di infezioni a carico del sistema urinario e in caso di calcoli e contro diversi tipi di affezioni a carico delle mucose (gola infiammata, palpebre arrossate, congiuntiviti). La pianta viene utilizzata anche per le sue proprietà remineralizzanti; impacchi a base di equiseto possono favorire la guarigione di ferite e ulcere.

A oggi, tuttavia, pochi studi ne hanno valutato l’efficacia e la sicurezza e nessuno studio clinico ne ha analizzato l’effetto antipertensivo.

Lo studio

Un recente trial clinico randomizzato in doppio cieco ha valutato proprio questo aspetto su un piccolo gruppo di 58 individui con ipertensione arteriosa sistemica di stadio I (entrambi i sessi, età 25-65 anni).

I partecipanti allo studio sono stati suddivisi in due gruppi che hanno ricevuto un estratto secco standardizzato di equiseto (900 mg/giorno) oppure idroclorotiazide, un diuretico tiazidico della classe delle benzotiazidi, (25 mg/giorno) per 3 mesi. Tutti sono stati sottoposti a controlli dei parametri biochimici e cardiologici prima e durante gli interventi; le visite di controllo sono state effettuate ogni 30 giorni. Gli outcome di efficacia erano il calo della pressione sanguigna sistolica e/o diastolica ≥ 10.0 mmHg e/o della pressione sanguigna casuale (CBP) < 140/90 mmHg.

Conclusioni

Il trattamento con equiseto ha dimostrato un significativo effetto antipertensivo, promuovendo una riduzione media della pressione diastolica e sistolica rispettivamente di 12.6 e 8.1 mmHg, e determinando una pressione arteriosa casuale media di 134.0/84.5 mmHg alla fine dell’intervento.

Non sono emerse differenze statistiche significative tra i due interventi per quanto riguarda i test biochimici e segni di tossicità acuta, alterazioni renali, epatiche ed ematologiche. È stata osservata una leggera differenza non significativa tra gli eventi avversi dei gruppi equiseto (3,58%) e idroclorotiazide (4,68%).

L’estratto secco standardizzato di equiseto – concludono gli autori della ricerca –  è stato applicato con successo nel trattamento dell’ipertensione arteriosa di stadio I, diminuendo efficacemente i valori della pressione sistolica e diastolica fino ai valori normali di riferimento e dimostrando un buon profilo di tollerabilità.

 

Fonte: Carneiro DM, Jardim TV, Araújo YCL, et al. Antihypertensive effect of Equisetum arvense L.: a double-blind, randomized efficacy and safety clinical trial. Phytomedicine. 2022 Jan 26;99:153955.