Il marrubio comune (Marrubium vulgare), detto anche trifoglione, è una piccola pianta erbacea perenne della famiglia della Lamiaceae; cresce ai margini delle strade, nei campi incolti, in luoghi aridi e sassosi dal piano fino alle zone montane dell’Europa del sud e dell’Africa settentrionale e nell’Asia temperata.

Si ritiene che il suo nome derivi dall’ebraico mar (amaro) e rob (succo). La pianta faceva parte delle erbe amare che gli Ebrei assumevano prima della Pasqua.

Così lo descrive Gilberto Scotti in Flora Medica: “Radice legnosa, fibrosa, cauli diritti, duri ramosi coperti di lanugine bianca; foglie grosse, picciolate, cotonnose verdi-cineree, inegualmente crenate, fiori bianchi, piccoli, disposti i verticilli ascellari”. La pianta ha un odore forte e aromatico, sapore caldo, amaro, un po’ acre. Se ne utilizzano le foglie e le sommità fiorite. Sempre Scotti nel volume citato ricorda che “la sua azione è eminentemente tonica, stimolante e ha molta analogia con l’assenzio” e che il marrubio è stato utilizzato per “corroborare lo stomaco e facilitare la digestione, nei catarri cronici sia polmonari sia di altre mucose, negli ingorghi viscerali e nelle febbri intermittenti”.

Luigi Palma (Le piante medicinali d’Italia) ne riporta l’azione antitossica, cardiotonica, colagoga, emmenagoga, fluidificante broncopolmonare, stomatica e tonica segnalandone tra l’altro l’impiego per amenorrea e anoressia, asma umida, broncoalveolite, ipotonia digestiva, ittero, vomito gravidico.

Tradizionalmente fu un apprezzato rimedio balsamico, bechico ed espettorante, ritenuto utile in varie affezioni dell’apparato respiratorio, nel trattamento della tosse e delle affezioni catarrali dei bronchi, ma anche nelle dispepsie, nelle inappetenze e nei problemi delle vie biliari, oltre che nelle febbri intermittenti resistenti al chinino.

Non ci sono molti riferimenti in letteratura internazionale: uno studio algerino (Bouterfas et al. 2016) riferisce l’importante attività antiossidante dei flavonoidi della pianta prospettandone l’applicazione in diversi ambiti salutistici. La review di un gruppo di ricercatori serbi (Aćimović et al. 2020) si sofferma tra l’altro sull’attività antimicrobica del marrubio, specialmente contro batteri Gram-positivi, il virus dell’herpes simplex (HSV) e parassiti come Toxoplasma gondii, Trichomonas vaginalis e Plasmodium berghei-berghei.