Secondo un recente articolo pubblicato su Nutrition Insight, a livello globale si assiste a un aumento della domanda di preparati a base di erbe (botanicals), utilizzati non soltanto con l’idea di poter prevenire la malattia da SARS CoV-2 attraverso il rafforzamento delle difese immunitarie, ma anche per alleviare alcune condizioni associate all’impatto stesso della pandemia.

In realtà l’articolo precisa che c’era stato un incremento delle vendite di prodotti a base di erbe anche prima della pandemia in tutto il mondo e con un picco negli Stati Uniti dove, secondo il report dell’American Botanical Council (ABC), le vendite di integratori a base di erbe sono cresciute dell’8,6% nel 2019.

Nella fase pandemica la richiesta di piante officinali che agiscono sul sistema immunitario ha subìto un aumento significativo. In particolare questa dinamica espansiva ha riguardato i preparati a base di echinacea, storicamente impiegati nel contrasto al raffreddore comune, ma anche di sambuco per la sua documentata attività antivirale che, ovviamente, non riguarda nello specifico l’infezione da SARS CoV-2.

Oltre alle piante utilizzate con quest’intento, altre importanti aree di utilizzo in questa fase riguardano le conseguenze sul piano emozionale e psicologico dell’isolamento sociale maggiore delle persone, nonché della persistente situazione di incertezza sul piano economico, dunque per affrontare disturbi dell’umore, turbe del sonno, ansia e depressione.

Si registra, inoltre, una maggiore richiesta di preparati per alleviare la prevalente stanchezza oculare frutto della maggiore permanenza davanti allo schermo del PC a causa dell’aumento dello smart working.

Tra le piante che hanno avuto una spinta maggiore in questa fase, conclude Nutrition Insight, si segnala anche lo zafferano, per la sua azione su ansia e depressione oltre che a sostegno della salute degli occhi.

 

Fonte: Nutrition Insight.