Vitamina D, le carenze tra i più piccoli

Child 3.5 years did not want to eat breakfast.La carenza di vitamina D riguarda oltre un bambino italiano su 2, con punte massime nella fase neonatale e dell’adolescenza, dove si arriva a percentuali del 70%. Le conseguenze di questa ipovitaminosi possono importanti, dato che ad esempio nel neonato la vitamina D aiuta a prevenire il rachitismo. In generale questa vitamina aiuta a migliorare la densità ossea, mentre nuove ricerche scientifiche suggeriscono un suo ruolo positivo in malattie come il diabete mellito 1, l’asma e nelle infezioni respiratorie ricorrenti. Sul tema della vitamina D e della relativa ipovitaminosi i pediatri della Società Italiana di Pediatria (SIP) e della Società Italiana di Pediatria Preventiva e sociale (SIPPS), in collaborazione con la Federazione dei Medici Pediatri, hanno realizzato una conferenza e definito un documento di Consensus. Tale documento fornisce le raccomandazioni mirate alla prevenzione dell’ipovitaminosi D in età pediatrica, individuando i soggetti a rischio e indicando le modalità di profilassi/trattamento. Il primo fattore di rischio, segnalano i pediatri, è la scarsa esposizione solare, principale fonte di approvvigionamento della vitamina D. Tra i suggerimenti vi è innanzitutto l’invito a svolgere attività fisica e giochi all’aperto, ma anche un cambiamento negli stili di vita e dell’alimentazione, che preveda ad esempio la colazione con il latte. Tra le raccomandazioni anche quella di effettuare una  profilassi con vitamina D per tutti i neonati per tutto il primo anno di vita, indipendentemente dall’allattamento al seno, e da 1 a 18 anni solo in bambini e ragazzi a rischio.