Dagli adesivi ispirati all’edera alle persiane ispirate alla strelitzia: uno sguardo trasversale e curioso sulle piante come fonte di innovazione attraverso la biomimetica, la disciplina che unisce l’osservazione di prati e boschi alle tecnologie sostenibili. Il metodo per studiare e imitare la natura garantendo all’uomo innovazioni efficaci e sostenibili.
Questo affascinante argomento è al centro del libro “Erba volant – Imparare l’innovazione dalle piante”, scritto da Renato Bruni, professore associato in Botanica/Biologia Farmaceutica presso il Dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’Università di Parma, e appena uscito per la casa editrice Codice.
In nove racconti-saggi che hanno per protagonista una società di consulenza molto particolare, Renato Bruni mostra come gli insegnamenti del regno vegetale possono venire incontro ad alcune esigenze dell’uomo contemporaneo.
Ad esempio, le felci da appartamento che assorbono sostanze nocive diventano un modello per la depurazione dell’aria. Se ne erano accorti anche gli scienziati della Nasa che negli anni Ottanta stavano cercando un sistema funzionale per depurare gli angusti spazi pieni di materiale plastico in cui dovevano vivere gli astronauti da benzene, formaldeide e altre sostanze dannose conosciute come Voc (Volatile organic compounds). Gli studi condotti hanno mostrato che molte comuni piante d’appartamento, tra cui Scindapsus aureus più noto come Pothos, erano in grado di ripulire l’ambiente in poche ore da quelle sostanze.
E ancora gli adattamenti sviluppati da alcune piante per resistere nei deserti forniscono idee per raccogliere acqua piovana e conservare i vaccini senza frigorifero. In altri campi, osservare il regno vegetale può aiutare a progettare reti per lo scambio d’informazioni, a pianificare nuovi approcci al marketing, a sviluppare architetture leggere ecosostenibili, a ottenere la fotosintesi artificiale.
L’innovazione difensiva delle piante non si limita alla chimica, ma include la scienza dei materiali. L’epidermide del fagiolo di Lima, ricoperta da microscopiche appendici (tricomi), è in grado di intrappolare le zampe di diverse specie di insetto e forse in futuro si potranno produrre pellicole con la stessa microscopica struttura da utilizzare come difesa contro gli insetti nocivi.