Le battute d’arresto per la crescita in Italia degli ultimi anni dovrebbero lasciare il posto, a fine 2015, a una ripresa moderata e qualche segnale positivo comincia a manifestarsi. Ad esempio, fa sapere l’Osservatorio semestrale per il commercio di Confesercenti, per la prima volta dal 2011 cala il numero dei fallimenti nel commercio, -7% rispetto al 2014, e si registra un lieve miglioramento sul fronte dei pagamenti.
Forse è ancora presto per parlare davvero di ripresa, dato che il quadro economico resta complessivamente debole e orientato al recupero di livelli lontani dal +3% di crescita registrati soltanto 5 anni fa.
Parliamo allora di numeri, come sempre a settembre, partendo dalle ultime rilevazioni di Unioncamere per il settore erboristeria in Italia. Le erboristerie attive al 30.6.2015 sono 4.306 (erano 4307 nel 2014), a conferma di una sostanziale stabilità del settore, in linea con il trend registrato negli ultimi 2 anni.
Anche il mercato internazionale dei prodotti salutistici sembra in buona salute. Un’indagine di Euromonitor International, ad esempio, riporta per il 2014 un valore globale di questo mercato di 66 miliardi di euro, cui contribuiscono per il 65% i mercati di USA, Cina, Giappone, Corea del Sud e Italia. Paesi che in prospettiva, dice il rapporto, cresceranno ancora tra il 2014 e il 2019: in particolare, si stima una crescita annuale media del 2,9% per il mercato statunitense, del 4,2% per l’Italia e del 4,9% per la Cina.
La ricerca evidenzia anche i principali trend che guideranno il mercato statunitense nel settore: da un lato gli operatori dovranno far fronte a una competizione crescente che si gioca sui prezzi; dall’altro dovranno confrontarsi con consumatori più attenti all’esperienza di uso, che significa anche scelta di formati innovativi dei prodotti e ricerca di prodotti sempre più efficaci. Questa tendenza caratterizza la propensione al consumo anche nel Vecchio Continente, dove nel 2014 integratori alimentari e prodotti salutistici hanno prodotto un valore di 11,3 miliardi di euro. I primi cinque mercati europei – Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna e Russia – generano il 61% del valore totale e le farmacie sono il primo canale distributivo, pur avendo ceduto quote a favore dei negozi naturali e le vendite on line. L’Italia è il primo paese per vendite di prodotti salutistici in Europa anche secondo i dati dell’Osservatorio PoolPharma Research, con oltre 170 milioni di confezioni vendute: gli integratori sono utilizzati da 8 italiani su 10, di questi il 15% sceglie l’acquisto in erboristeria. Resta positivo poi l’andamento delle vendite dei cosmetici in erboristeria, con una continuità nelle dinamiche di crescita, confermata dall’ultima indagine del Centro Studi di Cosmetica Italia.
Un trend alimentato dal crescente interesse verso i prodotti a vocazione naturale, scelti esplicitamente dal 23,6% dei consumatori. Per l’erboristeria Cosmetica Italia prevede una crescita del 3% per il secondo semestre del 2015, la più alta fra tutti i canali di vendita analizzati. L’elemento nuovo su cui vale la pena riflettere è che gli affezionati ai cosmetici naturali cercano questa tipologia di prodotti anche in altri punti vendita, soprattutto nella grande distribuzione, molto competitiva su prezzi e promozioni. Se queste sono le cifre, per gli operatori del settore restano tuttavia alcuni nodi irrisolti: la forte imposizione fiscale, la concorrenza sul fronte dei prezzi, le rigidità che si registrano ancora sul piano regolatorio, la frammentazione della categoria. Nodi da affrontare, e possibilmente sciogliere, facendo leva sul valore aggiunto che distingue questa realtà: lo speciale rapporto con il consumatore, la competenza professionale sulle erbe, la qualità e sostenibilità di prodotti la cui efficacia è sempre più spesso confermata dalle ricerche scientifiche. Ultima, in ordine di tempo, una metanalisi sull’echinacea pubblicata su Advances in Therapy indica che questa pianta è in grado di ridurre fortemente il rischio di infezioni respiratorie ricorrenti e relative complicazioni, mentre un altro recente studio clinico ha rilevato che, nel primo stadio dell’influenza, un preparato a base di echinacea è efficace quanto l’antivirale Tamiflu.