Cereali integrali e mortalità cardiovascolare

farina di kamut bioMolti studi indicano che il consumo regolare di cereali integrali contribuisce a ridurre il rischio di problemi cardiaci nonché di altre malattie croniche, come ad esempio il diabete. Meno conosciuti e non sempre coerenti, sono invece i dati sulla mortalità legata a una dieta ricca di cereali integrali. Ha indagato questo aspetto uno studio condotto presso la Harvard School of Public Health di Boston (Hongyu Wu et al. 2015) e pubblicato da poco sulla rivista Jama Internal Medicine.

I cereali considerati sono stati semi di frumento, segale, orzo, avena e riso che da secoli fanno parte dell’alimentazione umana, ma nei quali la produzione industriale ha via via ridotto, attraverso la raffinazione, la percentuale di nutrienti contenuti nella crusca e nel germe.

La ricerca di Wu e colleghi ha preso in esame due grandi studi osservazionali: il Nurses’ Health Study, che ha riguardato oltre 70.000 infermiere tra il 1984 e il 2010, e l’Health professionals follow-up study, condotto su circa 40.000 uomini negli anni tra il 1986 e il 2010. Tutti i partecipanti a entrambi gli studi prima di entrare nei trial non presentavano patologie tumorali né malattie cardiovascolari.

Gli autori del lavoro pubblicato su Jama hanno documentato nei due campioni esaminati 26.920 decessi e, dopo aver tenuto conto di fattori età, fumo e indice di massa corporea, hanno osservato che un maggiore consumo di cereali integrali era associato a un indice minore di mortalità totale e cardiovascolare, indipendentemente da altri fattori dietetici o correlati allo stile di vita. Questi risultati confermano studi precedenti e le linee guida internazionali che promuovono una maggiore assunzione di cereali integrali per favorire la prevenzione di numerose patologie.

Fonte: Wu H et al. Association Between Dietary Whole Grain Intake and Risk of Mortality: Two Large Prospective Studies in US Men and Women:Jama Intern Med. 2015 Jan 5. (Epub ahead of print).