Il 26 marzo scorso a Roma si è tenuto il XII Forum FEI – Feder Botanicals Italia, che ha messo al centro dell’attenzione un approfondimento sulle strategie dall’applicazione dell’Articolo 8 del Regolamento (UE) 1925/2006 che preoccupa non poco il comparto
di Elena D’Alessandri
Il centro congressi di Piazza Belli a Roma, presso la Sede Nazionale di Confcommercio Imprese per l’Italia ha ospitato lo scorso 26 marzo il XII Forum FEI – Feder Botanicals Italia, che ha messo sotto la lente le “Strategie dall’applicazione dell’Articolo 8 del Regolamento (UE) 1925/2006: cosa ci hanno insegnato Aloe, Senna, Cascara, Rabarbaro e monacoline?”. Un’intensa giornata di lavori che ha coinvolto numerosi relatori per fare il punto sulle criticità e le sfide per il settore – normative, scientifiche e commerciali – alla luce di un approccio restrittivo europeo che rischia di comprometterne la sopravvivenza.
L’Articolo 8 del Regolamento (UE) 1925/2006
Ha introdotto i lavori il Presidente FEI, Dottor Angelo di Muzio, che ha sottolineato le criticità di alcune normative europee che rischiano di minacciare l’impiego di materie prime vegetali radicate nella cultura italiana ed europea e utilizzate da sempre in ambito erboristico, creando allarmismi ingiustificati dovuti al fatto che le valutazioni si concentrano solo sulle singole sostanze e non sul valore del fitocomplesso.
L’impatto di queste normative rischia di riflettersi sull’uso di piante di lungo corso come aloe, senna e rabarbaro, ma anche su sostanze come la monacolina K e, più recentemente, la Garcinia cambogia. Sotto la lente persino finocchio e basilico, per il loro contenuto di estragolo.
Questo approccio normativo così restrittivo e pericoloso rischia di limitare l’uso dei botanicals negli integratori alimentari, portando a una riduzione della loro disponibilità sul mercato e aumentando i costi di conformità a carico delle aziende.
Proprio alla luce di questa evoluzione regolatoria, è essenziale rafforzare il coordinamento inter-associativo, promuovendo studi indipendenti sui botanicals che vengano considerati nei processi decisionali. Fondamentale altresì un tavolo inter-associativo permanente presso il Ministero della Salute.
Partire da una solida raccolta dei dati
Lorenza Colombo di Assointegratori ha sottolineato come, puntando su tradizione e innovazione, si possano ridurre gli ostacoli, contribuendo alla valorizzazione della filiera. Essenziale innanzitutto puntare sulla raccolta dati, spesso carenti, ma anche su studi scientifici. Altresì, se le metodiche di estrazione tradizionale permettono di mantenere il fitocomplesso, processi produttivi innovativi possono garantirne qualità e sicurezza e, metodi analitici sensibili e convalidati, la sua riproducibilità. Del resto i botanicals non sono una sostanza pura, ma un fitocomplesso che si chiama matrice. Un estratto pertanto è un pattern di composti e non una sola sostanza.
Quali scenari per il futuro dei botanicals?
Il botanical è qualcosa di trasversale a tutti i mercati e tipologie produttive – ha spiegato Marinella Trovato, Presidente SISTE – anche se non esiste una sua esatta definizione, trattandosi di un settore estremamente complesso che include oltre 35mila specie vegetali, non tutte definite e studiate. Diversi sono gli enti che se ne occupano: EFSA, ECHA, SCHEER, SCCS, EMA, con diverse normative che non vanno nella medesima direzione, adottando approcci valutativi differenti.
Per quanto riguarda il settore degli integratori alimentari, è stato ribadito, ci si scontra con una normativa vecchia e carente sotto diversi aspetti. Altresì, nell’applicazione dell’articolo 8, EFSA non valuta il rischio ma unicamente il pericolo. La criticità centrale del settore è rappresentata dall’assenza di dati e da una ricerca carente che ne mette sub iudice la credibilità. Le sostanze sotto la lente sono numerose e l’unica risposta efficace può essere rappresentata sul piano scientifico da una ricerca in grado di colmare le lacune culturali sulla sicurezza ed efficacia delle piante. Del resto il problema si ripropone anche sugli oli essenziali, con un impatto in primis sui cosmetici, ma non soltanto.
La survey Assoerbe
A tornare sull’articolo 8 che rappresenta una vera e propria spina nel fianco anche Renato Iguera, Presidente Assoerbe, che ha sottolineato criticità esistenti anche rispetto al regolamento UE sui contaminanti (2023/915). Iguera ha presentato una survey condotta su base triennale dall’associazione, cui ha aderito l’80% delle aziende. Nel 2023 la materia prima grezza e la droga vegetale si sono aggirate intorno alle 20mila tonnellate, segnando un notevole incremento della materia prima grezza rispetto al 2020, ma un decremento delle droghe vegetali. Altresì, il comparto ha segnato un aumento del valore del prodotto generato nonostante l’inflazione.
Le materie prime grezze nel 2023 erano per circa il 50% di origine europea (46%, in lieve decremento rispetto al 2020 in cui erano il 52%), 36% italiane (40% nel 2020) e per il 18% provenienti da paesi extra UE (8% nel 2020). Per quanto riguarda le droghe vegetali, permane una prevalenza europea (74% nel 2023 – 78% nel 2020). Per gli estratti a fronte di una provenienza extra UE dell’89,4% nel 2020, la quota si è ridotta nel 2023 al 53%, con un 44% di provenienza UE e 3% italiana.
Parola chiave: fare squadra
Il forum ha offerto anche una panoramica sui Novel food e sullo scenario legislativo europeo, fornendo strumenti essenziali per anticipare le novità normative e garantire la competitività delle aziende. Espressa disponibilità da parte del Ministero della Salute, rappresentato da Giuseppe Plutino, alla costituzione di un tavolo permanente inter-associativo. Andrea Paolini, TLS – Toscana Life Sciences, ha sottolineato l’importanza di passare da un approccio farmaceutico basato sulla cura a un approccio nutraceutico che punti sulla prevenzione, anche per garantire la sostenibilità del SSN, in chiave One Health e contemplando: stili di vita, salute veterinaria, ambientale e prevenzione, anche attraverso il consumo di integratori.
In conclusione, è stata ribadita la necessità, alla luce di quanto occorso per l’aloe e altre sostanze, di lavorare perché situazioni così non si ripropongano, soprattutto attraverso una solida raccolta dati e studi scientifici che facciano massa critica nella dimostrazione degli effetti dei fitocomplessi e nel garantire la sicurezza delle sostanze e che non possano essere ignorati nelle sedi decisionali competenti. Cruciale resta comunque fare squadra.