Agli oli essenziali (OE) sono riconosciute fin dall’antichità proprietà a sostegno della salute in virtù di una vasta gamma di attività biologiche. Documenti storici mostrano, infatti, che erano già in uso più di 2000 anni fa nell’antico Egitto, India, Persia, Mesopotamia e Cina per prevenire e trattare diversi disturbi, oltre che nelle cerimonie religiose.
Recenti studi preclinici e clinici hanno mostrato risposte farmacologiche variabili nel sistema nervoso che determinano effetti ansiolitici, antidepressivi, sedativi e anticonvulsivanti. La sperimentazione su modelli animali ha evidenziato il coinvolgimento di più sistemi di neurotrasmettitori nella modalità d’azione degli OE, con conseguenti effetti fisiologici misurabili a livello cerebrale. La ricerca sperimentale farmacologica degli ultimi 15 anni ha mostrato dunque una vasta gamma di percorsi neurali e la loro modalità di azione, consentendo una comprensione più completa degli effetti fisiologici e psicologici degli OE. Questi hanno dimostrato effetti neurofarmacologici in modelli animali con un’influenza significativa sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), coordinatore centrale dei sistemi di risposta neuroendocrina allo stress, sul sistema nervoso simpatico e sui sistemi neurotrasmettitori, inclusi i sistemi serotoninergici, DAergici e GABAergici.
Studi clinici hanno dimostrato inoltre l’influenza degli OE su parametri fisiologici come pressione sanguigna, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, composizione delle onde cerebrali e livelli sierici di cortisolo, con concomitanti effetti psicologici. La capacità degli OE di attivare percorsi neurali senza gli effetti collaterali dei farmaci di sintesi li rende potenziali alternative per il trattamento di turbe mentali tra cui depressione, ansia e demenza. Tuttavia per lo sviluppo di preparati in grado di agire nell’ambito di questi problemi così importanti sono necessarie ulteriori ricerche cliniche soprattutto in considerazione dei loro effetti sinergici e della complessa interazione recettore-composto OE.
Questo recente articolo, pubblicato sulla rivista Phytotherapy Research e disponibile in open access (https://doi.org/10.1002/ptr.6854), entra nei dettagli di questi studi con un interessante focus sugli OE di Boswellia, Ylang ylang, cannella, bergamotto, lavanda, lemongrass, rosa damascena, salvia, camomilla romana ecc.
Fonte: Lorena R. Lizarraga‐Valderrama, Phytotherapy Research, 29 August 2020.