Il sambuco, usi storici

 

 

 

 

 

 

 

Il sambuco (Sambucus nigra L.) è una specie botanica originaria dell’Eurasia e del Nord America che cresce nelle aree temperate dell’Europa e del Nord America e ha diverse varietà e sottospecie regionali.
Nella medicina popolare agli arbusti sono stati attribuiti proprietà curative, inclusa quella di promuovere una maggiore longevità e vitalità.

Durante il Medioevo la pianta era associata a pratiche magiche, ad esempio le foglie venivano poste intorno all’ingresso delle abitazioni per scacciare gli spiriti maligni, mentre il legno veniva usato per creare bacchette “magiche”. Raramente colpiti da fulmini, gli arbusti di sambuco erano considerati protettivi e per questa ragione venivano piantati in prossimità di case e fienili.

L’utilizzo medicinale del sambuco risale in Europa nel V secolo a.C. e tale impiego è stato mantenuto nei secoli nel Vecchio Continente per poi essere trasmesso anche nell’America coloniale, dove l’infuso a base di fiori di sambuco veniva usato come collirio per trattare le infezioni oculari e internamente per ridurre le febbri. Le foglie fresche venivano poste vicino alla testa di una persona costretta a letto per allontanare mosche e insetti; infusi di frutti, fiori e foglie di sambuco venivano impiegati localmente sulle ferite dei soldati. L’aceto a base di sambuco serviva per disperdere il “catarro duro e spesso”.

Il sambuco è stato incluso in numerose Farmacopee, tra cui austriaca, olandese, tedesca, ungherese, italiana, portoghese e svizzera ma non nella Monografia ufficiale nella Commissione tedesca E.

Benché storicamente siano state utilizzate diverse parti di questa pianta (foglie, fiori, frutti ecc.), la moderna ricerca scientifica si sta concentrando principalmente sulle proprietà salutistiche dei frutti.

Fonte: American Botanical Council, Herbal Gram.

La fotografia è stata scattata dal dr. Luigi Giannelli