Integratori alimentari e SSN: possibile alleanza strategica per ridurre i costi della salute

Packs of different pills over white

Il mercato degli integratori in Italia è una realtà importante: nel nostro Paese, 8 persone su 10 fanno uso di integratori, per mantenere il proprio stato di benessere in diverse fasi della vita. Una vita che, in media, diventa sempre più lunga: secondo un recente studio dell’Istat, l’Italia è infatti il Paese dell’Unione Europea con l’età media più alta e con il record di ultrasessantacinquenni e di ultraottantacinquenni. Non solo: è aumentata anche l’aspettativa di vita, sia per gli uomini (83 anni) sia per le donne (87 anni). “Tuttavia,” precisa Alessandro Colombo, Presidente Gruppo Integratori di AIIPA (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari) “a fronte di questi dati, gli “anni attesi di buona salute”, a 65 anni sono solo 10 per gli uomini, e solo 13 per le donne. Oltre la soglia dei 65 anni, infatti, come emerge anche dal Rapporto OsMed del 2014 di AIFA, la spesa farmaceutica del Servizio Sanitario Nazionale per ogni individuo è superiore di oltre sei volte rispetto alla spesa sostenuta per fasce d’età inferiori”. Uno studio pubblicato nel 2013 negli Stati Uniti ha calcolato il possibile risparmio economico che, dal 2013 al 2020, poteva derivare dall’uso di sostanze nutritive presenti negli integratori, in una popolazione con età superiore a 55 anni affetta da patologie croniche con importanti impatti sociali ed economici. Tra i casi esaminati, la simulazione ha dimostrato che:

  • gli omega 3, le vitamine del gruppo B, i fitosteroli, e le fibre vegetali potrebbero ridurre ripetuti infarti del miocardio nella popolazione con malattia coronarica e consentire risparmi tra 2,8 e 26,5 miliardi di dollari;
  • l’integrazione con luteina e zeaxantina potrebbe far risparmiare quasi 7,4 miliardi di dollari in una popolazione con malattie oculari correlate all’età;
  • l’integrazione con calcio, Vitamina D e magnesio potrebbe generare risparmi tra 4,2 e 8,6 miliardi di dollari in una popolazione con osteoporosi.

Più recentemente, in Francia, uno studio pubblicato sulla rivista PLOS ONE sull’impatto dell’assunzione di probiotici da parte della popolazione, ha stimato complessivamente un risparmio complessivo del SSN sino a 37,7 milioni di euro. Questi numeri, che dovranno essere confermati da uno studio in corso in Europa, indicano che alcuni integratori, in associazione con una dieta equilibrata e varia e nel rispetto di uno stile di vita salutare, potrebbero contribuire non solo a migliorare lo stato di salute di persone a rischio, ma anche a ridurre la spesa sanitaria pubblica e l’impatto sociale di alcune malattie.