
L’acido folico (folato) è una vitamina idrosolubile del gruppo B (vitamina B9). Non viene prodotto dall’organismo ma deve essere assunto con il cibo; il fabbisogno quotidiano in condizioni normali è di circa 0,2 mg. L’acido folico si trova in abbondanza in alcuni alimenti come le verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, asparagi, lattuga), le arance, i legumi, i cereali, le uova, limoni, kiwi e fragole e fegato ma una buona parte si perde durante la cottura. L’assunzione di acido folico nelle prime fasi della gravidanza aiuta a prevenire i difetti del tubo neurale, la struttura embrionaria che dà origine al sistema nervoso centrale. Si tratta di un gruppo di malformazioni gravi che includono ad esempio la spina bifida, una malformazione che in Italia colpisce circa 200 neonati l’anno, secondo le stime dell’Istituto superiore di sanità. La conferma dell’efficacia dell’acido folico per prevenire questi problemi arriva da una recente revisione Cochrane, che però non ha riscontrato dati sufficienti per dimostrare se la vitamina sia in grado di prevenire anche altri difetti di nascita. La revisione della letteratura scientifica ha individuato cinque studi riguardanti un totale di 7.391 gravidanze; in 2.033 gravidanze si erano mostrati difetti del tubo neurale. L’effetto protettivo dell’acido folico si è manifestato con l’assunzione di integratori in dosaggi da 0,36 mg fino a 4 mg, con o senza altre vitamine o minerali, prima del concepimento e fino alla dodicesima settimana di gravidanza. L’acido folico è utilizzato come integratore oppure viene addizionato a snack e cereali nei cosiddetti “prodotti fortificati”, per raggiungere quei livelli di assunzione che non si ottengono con la normale dieta. Lo studio dei ricercatori della Cochrane Collaboration conferma pertanto le raccomandazioni che a livello internazionale vengono fornite alle donne in gravidanza e che prevedono che l’assunzione di acido folico debba iniziare prima dei tentativi di concepimento e prosegua per i primi tre mesi di gravidanza. Un’altra opzione, raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità, è l’assunzione intermittente di integratori con acido folico e ferro per tutte le donne in età riproduttiva, soprattutto nelle popolazioni in cui la prevalenza dell’anemia è superiore al 20%. Nel 2014 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha espresso un parere positivo sul claim salutistico che riconosce un legame di causa-effetto tra l’assunzione di acido folico e la riduzione del rischio di sviluppare nel feto difetti del tubo neurale, associati a spina bifida o anencefalia.