È stata da poco pubblicata sulla rivista Journal of Ethnobiology and Ethnomedicine una interessante rassegna sulle piante tradizionali del Sud Tirolo, che ha messo a fuoco la biodiversità e l’utilizzo in medicina popolare.

In via generale tutte le regioni montuose sono riconosciute come ricche in diversità delle specie a rilevanza etnofarmacologica. In Alto Adige, grazie all’elevata diversità vegetale della regione e alle caratteristiche della popolazione, si è sviluppata storicamente una ampia conoscenza botanica tradizionale delle piante medicinali. Tuttavia i cambiamenti della vita e della cultura rurali potrebbero mettere a rischio tale biodiversità e il relativo patrimonio culturale, scrivono gli autori, che con questo studio hanno raccolto e analizzato i dati sulle piante autoctone utilizzate in medicina popolare tradizionale, concentrandosi sulla conservazione della diversità botanica e culturale.

I dati sono stati raccolti attraverso una revisione del materiale pubblicato che documenta le piante medicinali tradizionali dell’Alto Adige e valutando parametri etnobotanici, la frequenza relativa di citazione, l’inclusione nella Lista Rossa sulle specie a rischio di conservazione ed estinzione e la legislazione regionale sulle specie vegetali.

Sono state identificate complessivamente 276 specie (inclusi 3 funghi e 3 licheni) appartenenti a 72 famiglie, prevalentemente Asteraceae, Rosaceae e Lamiaceae. Le specie citate più spesso sono risultate l’iperico (Hypericum perforatum L.), l’ortica (Urtica dioica L.) e la piantaggine (Plantago lanceolata L.). I problemi di salute che sono stati affrontati con maggiore frequenza con le piante officinali riguardavano gli apparati digerente e respiratorio e la cute.

Tra le 59 specie prevalentemente alpine, 11 sono limitate alle alte quote e possono essere minacciate dal riscaldamento globale. Molte piante medicinali nell’area di studio risultano minacciate da fattori naturali e antropici. Lo studio ha mostrato, infatti, che 238 specie officinali (86%) sono abbondanti, ma che 24 (9%) sono molto rare e sono state inserite nella Lista Rossa regionale delle piante a rischio.

La ricerca ha evidenziato che la ricchezza etnobotanica dell’Alto Adige è tra le più alte d’Italia e dell’arco alpino sottolineando al contempo come la biodiversità e la conoscenza tradizionale siano ampiamente ridotte rispetto al passato. Per questo si raccomanda l’adozione di maggiori tutele sul piano normativo per le specie maggiormente a rischio.

L’articolo è in open access e può essere scaricato da questa URL: https://doi.org/10.1186/s13002-020-00419-8