Schisandra, dalla tradizione orientale a oggi

Pianta rampicante legnosa e decidua, la schisandra – Schisandra chinensis (Turcz.) Baill., famiglia delle Schisandracee – raggiunge l’altezza di 8 metri ed è caratterizzata da piccoli frutti (bacche) di colore rosso brillante a maturità. In medicina tradizionale cinese (MTC) le bacche di schisandra si utilizzano per trattare la tosse e il respiro affannoso, vari disturbi del fegato e dello stomaco, sudorazione spontanea e come adattogeno. L’erba fu descritta per la prima volta da Shen Nong come tonico del qi (energia vitale) e balsamo per la tosse, dal momento che “fortifica lo yin e rafforza l’essenza maschile”.  Studi in vitro hanno dimostrato che questa pianta ha proprietà antinfiammatorie e antitumorali e protegge dalla cardiotossicità indotta da adriamicina, un farmaco antitumorale. In modelli animali si è visto che la schisandra protegge il fegato da varie tossine e ha un effetto benefico dopo l’infarto del miocardio, migliora la resistenza e il metabolismo, migliora le funzioni cognitive ed esercita attività antimicrobica, antiossidante, neuroprotettiva e ipoglicemizzante. I lignani attivi isolati dalla pianta, in particolare la schisandrina A, hanno dimostrato di essere in grado di invertire la resistenza multifarmaco mediata da P-glicoproteina (Pgp) di varie linee cellulari tumorali a doxorubicina, vincristina e paclitaxel. Sono molto pochi invece gli studi condotti sull’uomo. Due piccoli trial clinici suggeriscono un miglioramento dei sintomi nei soggetti con fegato grasso utilizzando una miscela di estratto di schisandra e sesamina, un lignano commercializzato come integratore, e un possibile beneficio per i soggetti con epatite C cronica, quando la schisandra è associata con altri antiossidanti assunti per via orale. Un’altra piccola ricerca ha valutato una combinazione di erbe che includeva anche la schisandra e suggerisce un effetto benefico sulle prestazioni cognitive. Si è inoltre riscontrato che riduce gli effetti collaterali (diarrea e agitazione) associati al farmaco tacrolimus e migliora la funzionalità epatica in pazienti sottoposti a trapianto di fegato. Sono necessarie però ulteriori ricerche per determinare l’effettiva efficacia della schisandra e per evidenziare anche le possibili interazioni e/o effetti collaterali ad essa associati. A oggi non sono stati riportati effetti collaterali di rilevo, anche se la schisandra non è stata studiata a fondo nell’uomo. In un piccolo studio sono stati osservati eventi avversi minori, come sonnolenza ed estremità fredde, sia nel gruppo trattato sia in quello placebo. Schisandra ch. inibisce CYP3A4 e CYP1A2 e può influenzare la concentrazione intracellulare dei farmaci metabolizzati da questi enzimi. L’uso a lungo termine può inoltre indurre l’attività del CYP3A4. Si richiede quindi cautela se si stanno assumendo farmaci substrato del citocromo P450 3A4 o 1A2 perché la schisandra può aumentare il rischio di tossicità o ridurne gli effetti.

Fonte: About Herbs, Botanicals & Other Products Memorial Sloan Kettering Cancer Centre New York

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