Melissa, una pianta antiossidante ma non solo

Lemon balm sprig isolated on white

La melissa (Melissa officinalis) ha una lunga storia di uso tradizionale ed è una pianta facile da coltivare: una recente rassegna ne ha esaminati la composizione chimica e l’utilizzo portando una particolare attenzione alle sue proprietà antiossidanti. Originaria dell’Europa meridionale, la melissa è tradizionalmente utilizzata per la sua azione sedativa, calmante, febbrifuga, antibatterica e antivirale, antiossidante, antimicotica, antinfiammatoria e ipotensiva in vari ambiti quali dolore, indigestione, coliche, nausea, amenorrea, insufficienza cardiaca, mal di testa, asma, bronchite, insonnia ecc. Fra i composti chimici presenti nelle sue foglie – che ne formano la droga – si segnalano flavonoidi, polifenoli, aldeidi monoterpeniche, glicosidi monoterpenici, sesquiterpeni, tannini e oli essenziali. Sono stati individuati 33 composti complessi che rappresentano l’89,3% dell’olio totale, con prevalenza di citronellale (14,4%), isogeranolo (6,4%), acetato di geranile (10,2%), cariofillene (8,1%) e ossido di cariofillene (11%); sono stati studiati fra l’altro i suoi effetti contro il virus dell’herpes simplex di tipo 1 e 2 (labiale e genitale). Si ipotizza che l’acido rosmarinico contribuisca agli effetti antivirali, antinfiammatori e analgesici di questa pianta. Lo stress ossidativo è coinvolto nell’eziologia e nello sviluppo di diverse malattie degenerative attraverso la mutazione del DNA, l’ossidazione delle proteine e/o la perossidazione lipidica. Secondo gli autori di questa ricerca l’olio essenziale di melissa è una fonte ricca di antiossidanti, in particolare di composti fenolici e la sua attività è paragonabile a quella degli antiossidanti di sintesi butilidrossianisolo e idrossitoluene butilato. Si ritiene che gran parte dell’attività antiossidante della melissa sia dovuta all’acido rosmarinico. Studi in vivo – si legge nella rassegna – hanno confermato gli effetti antiossidanti della melissa e secondo uno studio clinico un infuso a base di questa pianta ha ridotto in misura notevole i marcatori dello stress ossidativo e i danni al DNA nel personale sanitario impegnato in radiologia. Oltre alle proprietà di scavenger dei radicali liberi, la pianta agisce come agente chelante del ferro (II) e può inibire la formazione di specie reattive all’ossigeno (ROS) che potrebbero contribuire alla perossidazione lipidica. Queste proprietà sono attribuite anche ai flavonoidi e al benzodiossolo che, insieme all’acido rosmarinico, hanno dimostrato un’attività antiossidante 10 volte più forte di quella delle vitamine B e C. Gli autori, ricordando l’assenza di studi clinici consistenti che confermino queste potenzialità, invitano a programmare ulteriori studi sugli effetti antinfiammatori della melissa e in particolare sui meccanismi d’azione dei fenoli.

 

Fonte: Miraj S, Rafieian-Kopaei M, Kiani S. Melissa officinalis L: a review study with an antioxidant prospective. J Evid Based Complementary Altern Med. 2017;22(3):385-394.