Quanto pesa l’art. 62 sulle erboristerie?

Pier Luigi Altea

Il mondo delle piccole e medie imprese è sempre più ricco di contraddizioni. Pur essendo il settore trainante della nostra economia, non gode della fiducia del sistema creditizio, avaro nel concedere fidi e finanziamenti.

Davvero singolari sono anche gli effetti di una recente norma – l’art.62 della Legge 27 del 24 marzo 2012 – che disciplina “le relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari”. La nuova disposizione, entrata in vigore lo scorso ottobre, prevede che i pagamenti per i prodotti alimentari deteriorabili avvenga entro 30 giorni  (calcolati a partire dalla fine del mese) dalla data della fattura,  entro 60 per tutti gli altri. Una norma pensata per tutelare i piccoli produttori, nel settore alimentare sovente schiacciati dalla forza delle multinazionali operanti nella Gdo (grande distribuzione organizzata), i cui effetti, contrari,  paradossalmente si stanno facendo sentire anche nel settore erboristico, del tutto estraneo, però, a queste dinamiche commerciali. La norma è persino più restrittiva della direttiva europea 2011/7/UE sui ritardi nei pagamenti – in Italia recepita attraverso il decreto legislativo 9 novembre 192/2012 – che, pur fissando i termini di pagamento per tutte le merci non oltre i 30 giorni, consente deroghe tra le parti. La legge 27, invece, non prevede eccezioni: chi sgarra è tenuto al pagamento degli interessi di mora ed è soggetto a una sanzione che va da un minimo di 500 euro a un massimo di 500 mila euro.

Una norma che non centra l’obiettivo

Quali effetti ha generato l’art. 62 della Legge 27 del 24 marzo del 2012 nel settore erboristico? “Secondo i primi riscontri in nostro possesso, ha determinato due fenomeni”, spiega Massimo Carnassale, segretario nazionale di Federsalus, “una contrazione degli ordini e un aumento dei costi di gestione amministrativa, legata alla doppia fatturazione per le aziende che commercializzano sia beni riconducibili al settore agroalimentare, sia prodotti estranei a questo comparto”. La posizione di Federsalus in merito alla Legge 27 è chiara. “Le norme dello Stato vanno sempre rispettate”, dice Carnassale, “tuttavia non capiamo la ragione per cui alimenti e integratori alimentari siano tassativamente disciplinati nei pagamenti entro 60 giorni quando la direttiva 2011/7 per tutte le altre transazioni commerciali prevede termini derogabili dalle parti. Laddove vi siano squilibri nella filiera è giusto un intervento normativo, ma dove non ce ne sono, come nel nostro caso, potremmo essere disciplinati ai sensi della direttiva comunitaria 2011/7 che combatte i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, ma lo fa con strumenti normativi diversi”. Il problema è che il decreto legislativo n. 192 del 9 novembre 2012, con il quale l’Italia ha recepito la direttiva europea 2011/7 e la Legge 27 configurano due regimi normativi distinti, uno generale che si applica a tutte le transazioni commerciali, l’altro peculiare per il settore agroalimentare. “Purtroppo, questa è la mia opinione”, dice Carnassale, “credo che la norma non abbia centrato l’obiettivo, perché nel nostro settore non vi è squilibrio nelle relazioni economiche tra gli operatori, quello che la legge mira a sanare”. La speranza è che, dopo lo shock iniziale, le transazioni assumano una nuova cadenza naturale. “Stiamo lavorando per questo”, conclude Carnassale, “le aziende stanno facendo del loro meglio per adeguarsi correttamente alla nuova norma”.

 

Due pesi, due misure

L’Italia, nel recepire la direttiva europea 2011/7, ancora una volta, si è distinta dal resto d’Europa per avere scelto una strada piuttosto singolare oltre che tortuosa. “Lo ha fatto con due decreti differenti”, spiega Angelo Di Muzio, presidente della Fei, la Federazione erboristi italiani, “con la legge 27 che, pur non derivando direttamente dalla direttiva in questione, l’ha usata strumentalmente per varare una norma considerata strategica per lo sviluppo del nostro Paese; poi, con il decreto legislativo 9 novembre 192/2012 che nel recepire la direttiva 2011/7/UE che si occupa dei termini di pagamento di beni e servizi per tutte le merci, ha escluso i prodotti alimentari in quanto già regolamentati dall’articolo 62”. Due pesi e due misure, dunque, sulle spalle dei piccoli commercianti, erboristi inclusi. “A mio avviso”, dice Di Muzio, “la non derogabilità dei pagamenti tra le parti è una questione assolutamente illiberale, perché il commercio è forse la massima espressione della libera concorrenza e della manifestazione della volontà tra le parti nella contrattazione. Tutto ciò verrebbe a mancare poiché lo Stato in questo modo entra pesantemente nella gestione addirittura dei pagamenti, attraverso delle sanzioni in caso di inadempimento, che sono, tra l’altro, assolutamente esorbitanti rispetto all’oggetto del contendere. La stessa direttiva comunitaria non contempla quel tipo di sanzione, ma prevede l’eventuale applicazione degli interessi da parte delle imprese creditrici”. Come ha reagito la Fei all’introduzione della nuova norma? “Con l’aiuto di Confcommercio stiamo cercando di ottenere dal legislatore una deroga affinché l’art. 62 venga uniformato alla direttiva europea che prevede la possibilità tra le parti di concordare espressamente periodi di pagamento superiori a 60 giorni, a condizione che tale proroga non sia gravemente iniqua per il creditore. Nel frattempo, abbiamo realizzato un manuale, già consegnato alle erboristerie e alle aziende associate, contenente tutte le indicazioni previste dall’art. 62 per evitare di incorrere in sanzioni”.

 

Un altro colpo alle microimprese

Se l’art. 62 della Legge 27 del 24 marzo 2012 aveva come obiettivo la salvaguardia delle piccole imprese operanti nel settore agroalimentare, dopo avere fatto di tutta l’erba un fascio, è proprio il caso di dirlo, l’effetto della norma sulle erboristerie è stato di segno opposto. “L’impatto è veramente molto pesante e sta creando non poche problematiche agli erboristi”, dice Maurizio Devasini Presidente di Unerbe, l’Unione nazionale erboristi aderente a Confesercenti, “in un periodo in cui le banche hanno tagliato praticamente quasi ogni forma di finanziamento, se non addirittura chiesto il rientro a coloro che avevano un piccolo fido, la norma ha stroncato ulteriormente l’unica possibilità di finanziamento esistente, che era la dilazione dei pagamenti, penalizzando pesantemente le microimprese che si trovano già a combattere con una crisi che è sempre più stringente, e i dati drammatici lo confermano”. Tuttavia Devasini  ha fiducia nel decreto attuativo. “Nel documento, all’articolo 1, si afferma che la norma si applica in modo particolare alle relazioni economiche tra gli operatori della filiera connotate da un significativo squilibrio nelle rispettive posizioni di forza commerciale. Speriamo che questo dettaglio possa venire a nostro vantaggio, considerando che il nostro comparto è pressoché esente da tali squilibri”.

 

Un beneficio a lungo termine

Di parere un po’ diverso è Valentino Mercati, presidente di Assoerbe. “La norma in questione si inserisce in un quadro europeo che al di fuori del settore alimentare”, spiega Mercati, “fissa il pagamento delle transazioni commerciali a 30 giorni. Ora, che sia corretta o meno un’ingerenza di questo tipo è una questione su cui si potrebbe discutere, tuttavia sta di fatto che le aziende si devono adeguare alla norma con tutte le conseguenze del caso”. Quelle negative per il settore erboristico sono note, tuttavia il presidente di Assoerbe sottolinea il risvolto della medaglia. “Sono convinto che nel lungo periodo l’art. 62 porterà anche benefici”, dice, “perché aiuterà il commerciante ad adeguare il magazzino all’incasso giornaliero, cosa che sino a oggi, specialmente l’erborista, è stato incapace di fare”. Complici le aziende, denuncia Mercati, non sempre corrette nelle pratiche commerciali. “Indurre il commerciante a riempirsi di cose che non venderà mai, concedendogli premi, sconti e pagamenti dilazionati”, conclude Mercati, “può significare condannarlo alla chiusura dell’esercizio. Per questa ragione anche le aziende dovranno adattarsi al nuovo contesto, cambiando il loro modus di vendita al dettaglio”.

 I pareri, contrastanti, degli erboristi

Cosa ne pensano i diretti interessati, cioè gli erboristi, dell’art 62 della Legge 27? “Personalmente credo che la norma sia nata per una giusta rivendicazione del settore agricolo”, dice Maria Luisa Cagnotto, titolare dell’erboristeria “L’Agrifoglio” di Este, in provincia di Padova, “ma non condivido la scelta di applicarla anche agli integratori che non possono certo essere paragonati ai biscotti o alla pasta. Spero esistano ancora margini di trattativa per ovviare a una legge fatta in maniera indiscriminata, senza conoscere le conseguenze e le ripercussioni che potrà avere”. Quali, ad esempio? “La riduzione degli ordini e dunque delle vendite per le case produttrici”, dice Cagnotto, “il rischio di effetti negativi anche sui posti di lavoro, per non parlare delle conseguenze sui negozi che invece avrebbero bisogno di un po’ di respiro”.

Tra chi ha saputo sfruttare a proprio vantaggio la norma sui pagamenti, c’è Marcello Bertoni, dell’erboristeria “Centerbe” di Tolmezzo, in provincia di Udine. “Anziché adeguarmi passivamente alla norma che consente di pagare la merce non più tardi di 60 giorni, ai miei fornitori”, dice Bertoni, “ho proposto il pagamento immediato al ricevimento della merce, mediante bonifico on-line. In questo modo sono riuscito a ottenere sconti che vanno dal 3 al 5%”.

Per Giorgia Ghedini, titolare dell’erboristeria “Coccinella” di Borgo Panigale, in provincia di Bologna, la norma in questione ha risvolti positivi:“Agevola l’approvvigionamento dei singoli negozi”, spiega, “in particolare se  piccoli e con poche disponibilità economiche, perché induce l’erborista a ordini mirati ed essenziali, consentendogli di cambiare l’assortimento con maggior frequenza. Il lato negativo riguarda i destinatari della norma: sono sempre gli stessi, i piccoli commercianti, a essere sottoposti alla burocrazia e ai controlli e questo è un paradosso se consideriamo che la norma è nata per tutelare le piccole imprese del settore agroalimentare”.

Come ha accolto la novità, invece, Simonetta Olivero dell’erboristeria “La strega contadina” di Torino? “Come chi è costretto a subire queste iniziative”, dice, “poco importa se siamo nelle condizioni di adeguarci alla norma, perché siamo obbligati a farlo. È una legge che sta generando scompensi ulteriori rispetto alla situazione già difficile di noi commercianti, tartassati su più fronti”.