Dieta mediterranea e classi socioeconomiche, i risultati dello studio Moli-sani

La dieta mediterranea riduce il rischio di malattie cardiovascolari, ma solo se a seguirla sono i gruppi economicamente più forti. È il risultato di una ricerca condotta dall’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico IRCCS Neuromed su oltre 18.000 persone adulte nell’ambito dello studio Moli-sani e pubblicata sulla rivista International Journal of Epidemiology. Tale studio mostra infatti che i benefici di questo modello alimentare tipico della nostra tradizione sono fortemente condizionati dalla posizione socioeconomica delle persone, e cioè che a parità di adesione alla dieta mediterranea la riduzione del rischio di patologie cardiovascolari si concretizza solo nelle persone che hanno un alto livello di istruzione e un reddito familiare consistente. Non sono stati riscontrati benefici significativi nelle classi sociali più deboli. La novità di questo studio – hanno detto i ricercatori – è di aver documentato per la prima volta che il livello di istruzione e il reddito sono in grado di modificare in modo netto i vantaggi potenziali della dieta mediterranea sulla salute cardiovascolare. Ad esempio, a parità di consumo dei prodotti tipici della dieta mediterranea, l’alimentazione delle persone con alto reddito e un livello di istruzione maggiore, risultava più ricca di antiossidanti e di polifenoli, oltre ad avere una maggiore diversità nel consumo di frutta e verdura. Sono state inoltre riscontrate delle differenze socioeconomiche anche per il consumo di prodotti integrali e i metodi di cottura degli alimenti. Sembrerebbe dunque che sia la diversa qualità dei prodotti della dieta mediterranea utilizzati a fare la differenza e non solo la loro quantità o frequenza di consumo. “I risultati di questo studio devono far riflettere sullo scenario socio-economico  della salute –  è il commento di Giovanni de Gaetano, direttore del Dipartimento dove è stata realizzata la ricerca – Le disparità socioeconomiche sono in aumento e si manifestano anche a tavola. Non solo le persone tendono a seguire sempre meno la dieta mediterranea, ma le fasce economicamente più deboli consumano prodotti teoricamente ottimali ma di fatto con minori qualità salutistiche”. 

Fonte: Marialaura Bonaccio, Augusto Di Castelnuovo, George Pounis et al. High adherence to the Mediterranean diet is associated with cardiovascular protection in higher but not in lower socioeconomic groups: prospective findings from the Moli-sani study. International Journal of Epidemiology. Published online ahead of print: doi.org/10.1093/ije/dyx145